Fernando parla sereno con la stampa spagnola, mentre pare tirato con tutti gli altri. «Ah sì, Hamilton si è lamentato del via, di essere finito largo duellando con me?». Sbuffa. «E un giorno parla di me Dennis, e l’altro parla Lewis, e il prossimo chi parlerà? Magari un’attrice... Basta. Dico solo che ho tenuto la mia traiettoria, che, semmai, è stato Hamilton ad andare largo, ad usare tutta la via di fuga...». Quindi sornione: «Ma le corse non si disputano sulla pista? Comunque, non ci siamo toccati, ho fatto tutto come si deve, questa è una pista pericolosa, il team non ci aveva dato alcun ordine al via, siamo noi piloti a sapere che cosa si deve fare su tracciati rischiosi come questo... E quanto alle lamentele di Lewis, alla prima frenata Massa, davanti a me, ha bloccato i freni, mi ha chiuso involontariamente all’interno e io ho dovuto scartare un poco: per questo sono uscito male e largo dalla curva. Tutto qui. Ruota contro ruota a trecento all’ora all’Eau Rouge? Lo so, ma ero tranquillo, sapevo di aver tutto sotto controllo, ero dalla parte giusta della pista, sentivo che sarei rimasto davanti. Però è vero, sembrava proprio che nessuno volesse mollare».
Arriva Ron Dennis, cerca di parlargli, ma c’è troppa gente. Si sposta e chiama a sé il manager, Luis Garcia. Vanno avanti dieci minuti gesticolando. La tensione è a mille. Poco fuori, intanto, Lewis Hamilton ripete all’infinito la sua versione: «Fernando mi ha spinto fuori, parliamo tanto di correttezza, ne avevamo parlato anche fra noi, e poi alla prima curva succede questo, tante grazie... Lui è un due volte campione del mondo e per i giovani piloti come me non è certo un esempio di correttezza. Tanto più che spesso è il primo a lamentarsi delle manovre degli altri. La sua mossa è stata chiaramente intenzionale, c’era lo spazio per affrontare bene entrambi la prima curva e invece mi ha spinto fuori. Nelle prossime corse gliela farò vedere».
Questo mentre, nel motorhome, Fernando fa di conto e incorona avversari di serie A e serie B. Per esempio non fa mai il nome di Felipe Massa, esalta invece Raikkonen: «Lui lontano? Ma se sono solo 11 punti... e ricordatevi quanta sfortuna ha avuto, altrimenti ce l’avremmo addosso. A proposito: nelle ultime sette gare sono stato un poco più fortunato anche io, meno Hamilton, anche se non penso che far meglio di Lewis in Turchia, a Monza e qui possa essere stato per lui un colpo psicologico».
Pallottoliere alla mano, Fernando adesso è a due punti dal compagno leader del mondiale, «ma questo, come potete immaginare, cambia poco o niente, io devo solo arrivare sempre davanti ad Hamilton. Ricordiamoci sempre quanto accaduto a Michael Schumacher in Giappone lo scorso anno: aveva il mondiale quasi in pugno e il motore l’ha tradito. Tutto può ancora accadere. Se devo giudicare le corse che restano, ritengo che al Fuji, fra quindici giorni, noi dovremmo essere avvantaggiati, mentre in Cina e Brasile vedo meglio le Ferrari. Me la giocherò fino all’ultimo. Anche se lo devo ammettere: qui, contro le Ferrari non c’era storia. Erano davvero troppo veloci. Giovedì pensavo, contento dopo il successo di Monza, di poterle tenere dietro, ma venerdì ho capito subito che sarebbe stato impossibile e in gara, dopo il primo pit stop, non le ho nemmeno più viste all’orizzonte. La lotta fra Raikkonen e Massa potrebbe aiutarmi nel recuperare su Hamilton? Non saprei.
La verità è che se Raikkonen, da qui al Brasile, dovesse vincere sempre, sia io che Lewis potremo rischiare di perdere anche il titolo piloti». In casa McLaren l’allarme è scattato. Non ci sono ladri in casa o giudici alla porta. C’è ancora la Ferrari. Però in pista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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