Ma hanno diritto al legale anche i peggiori criminali

Se dovessi seguire i miei sentimenti e lasciassi prevalere le emozioni di un giovane papà anziano, chiudere in carcere le due maestre (sedicenti tali) e butterei in mezzo al mare le chiavi della cella. Tuttavia c’è un «ma», grande come una casa, che mi fa dire, al di là del razionale rispetto delle regole di una società di diritto che prevede - tra l’altro - l’inalienabile diritto alla difesa anche dei criminali più incalliti, che quell’avvocato doveva assumersi la difesa della seviziatrice dei bambini. E questo, lo sostengo, non tanto da persona devota alle leggi con cui si amministra la giustizia in Italia, quanto per la difesa delle migliaia di genitori che hanno bimbi da poco nati, bisognosi di essere accolti in un asilo nido. Ora mi spiego.
Credo che un bravo avvocato difensore avrebbe potuto mettere in luce tutte le problematicità, le storture, le assurdità gestionali degli asili nido italiani. Con ciò, spero sia ben chiaro e lo ribadisco ancora una volta, che non intendo minimamente giustificare le due seviziatrici, gettando la responsabilità altrove: c’è un principio di responsabilità personale a cui chiunque, e in ogni circostanza, deve rispondere.
Un avvocato dovrebbe invece poter dimostrare quale sia il livello della preparazione della maestra incriminata, quale sia la realtà e le condizioni ambientali in cui essa si trovava ad operare, come è stato aperto il nido, chi ne ha dato l’autorizzazione e chi avrebbe eventualmente dovuto fare dei controlli sulla gestione del nido. Sono questioni tecniche che chiunque abbia un bimbo sa che esse diventano per lui questioni angosciose: a chi affido il bambino? Chi mi garantisce che il nido scelto dopo mille indecisioni e ripensamenti sia all’altezza del suo compito? Non sarebbe più sicuro che la mamma abbandoni per un po’ il lavoro e si dedichi alla cura del bimbo? Bell’idea! E chi le restituisce poi il lavoro? Chi le consente di non perdere terreno nella professione? Come si può intuire tutta la questione ruota intorno agli asili nido italiani. Quelli comunali sono pochi, quelli cioè che danno un minimo di garanzia. Non solo sono pochi, ma per il meccanismo delle precedenze basate sui punteggi, ormai negli asili nido comunali ci entrano innanzitutto i figli degli emigrati. Bene, un buon inizio di integrazione, ma a quelle famiglie in cui i genitori lavorano, il comune generalmente chiude le porte in faccia. Bisogna allora rivolgersi ai privati. Niente di male perché oggi abbiamo scuole private di ottimo livello, per nulla inferiori (anzi) a quelle pubbliche. Ma nelle scuole ci sono controlli, ci sono selezioni degli insegnanti da rispettare, programmi formativi da seguire: ovviamente nei nidi non c’è nulla di tutto questo che per i genitori è garanzia di serietà.
Gli asili nido sono una vandea, praticamente chiunque li può aprire. C’è una signora che ha un appartamento abbastanza grande, vive sola oppure di giorno non c’è nessuno in casa sua, ha un paio di amiche, conoscenti che non hanno impegni... ecco la bella idea per fare un po’ di soldi: un asilo nido. I bambini non mancano perché, appunto, il comune non provvede ad accudirli, ragazze disoccupate si trovano dappertutto. Nessuno controlla niente, e il nido incomincia la sua attività. Come? C’è solo da sperare che tutto proceda bene.
L’avvocato difensore di una di quelle seviziatrici avrebbe potuto far emergere il modo perverso in cui sorgono questi asili privati. La maestra seviziatrice non possiede, per esempio, nessuna esperienza di puericultura: questo, torno a dire, non la scagiona minimamente, ma può dimostrare la responsabilità di chi permette che a una incompetente sia lasciata la cura di neonati. E poi possono emergere tutte quelle criticità che portano il privato a surrogare i compiti dell’amministrazione pubblica e che finiscono per mettere nello stesso tritacarne i genitori, i loro figli, presunte maestre alla ricerca di uno stipendio, disposte a fare un lavoro che non conoscono.
Ma poi, lo dico a ragion veduta, sul banco degli imputati devono sedere anche quei genitori che molte volte sanno quale sia la fragilità e l’incompetenza dell’asilo nido a cui affidano il bimbo, ma fanno finta di non saperlo per convenienza, perché non hanno un parente che li aiuti, perché non possono perdere il lavoro. E allora sperano... Sperano che non succeda quello che è oggi sotto gli occhi di tutti, ma sono convinto che fosse ampiamente prevedibile.


Questo poteva dimostrare l’avvocato difensore per cercare qualche attenuante alla sua assistita e chiedere a voce alta che si faccia ordine sul modo in cui si aprono gli asili, pretendere che si controllino, e si sia rigorosi per evitare che una persona si svegli al mattino e decida di diventare la direttrice di un asilo, con il rischio, per nulla remoto, che questo diventi un lager.

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