«Happy family» intrecci di vita normale

All'Elfo, fino al 26 maggio, è in scena «Happy Family», il racconto, articolato quanto reale, divertente quanto profondo, dell'attore, regista, scenografo, oltre che fotografo, Alessandro Genovesi, 34 anni. Lo spettacolo è prodotto da Teatridithalia in collaborazione con la Civica scuola d'arte drammatica Paolo Grassi, e ha vinto il Premio speciale della giuria del Premio Riccione per il Teatro nel 2006: è il terzo e ultimo appuntamento di Prime Opere, il nuovo progetto voluto da Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, direttori artistici del teatro Elfo, dedicato a giovani registi che hanno con l'Elfo un rapporto di consuetudine, perché il teatro continui a essere un organismo vivo aprendo le porte alle nuove generazioni.
Ezio è un ragazzo di 31 anni, che dice di non avere grossi problemi, ricco (perché ha ereditato dal padre il brevetto della pallina per la lavatrice) e che è stato mollato dalla fidanzata: è il drammaturgo, il narratore, colui che muove i personaggi come un burattinaio, ma allo stesso tempo vive con loro il susseguirsi della storia. Tutta la vicenda, in cui sarà coinvolto anche Ezio, nasce per la decisione di due ragazzini milanesi di quindici anni di sposarsi: entrambi, Anna e Filippo, si recano dai rispettivi genitori e comunicano loro la scelta. Due famiglie, prima completamente sconosciute, si trovano così necessariamente a contatto, sviluppando una serie di intrecci e di avventure. «Mi piace lavorare sulla struttura, o meglio sulla rottura della struttura - dichiara Genovesi - per cui sugli standard, ovvero narrativa, sceneggiatura, e drammaturgia teatrale: Sheppard e Mamet sono un grosso punto di riferimento per me, in generale comunque tutti quelli che scrivono le mini serie, che lavorano sui dialoghi e sulla struttura, e credo che gli americani siano i migliori in questo senso: in pratica m'ispiro a tutta l'autorialità americana, che adesso sta influenzando anche l'ambiente televisivo italiano. Tra gl'italiani - continua - mi piace molto il lavoro di Toni Servillo e Carlo Cecchi come regia, mentre dal punto di vista drammaturgico salvo, solo, Eduardo De Filippo e Arturo Cirillo». Per Genovesi, forse più di molti registi contemporanei, il teatro è anzitutto un lavoro di squadra.
Infatti Happy Family è una commedia a tutti gli effetti, di tanti attori (nove), una trama di intrecci, casualità, mai prevedibile, che coinvolge a trecentosessanta gradi, eppure così domestica e vicina alla vita di chiunque: «In tutto ciò io mi sono molto divertito - dichiara Genovesi - Ho messo insieme persone che sono al mondo nello stesso momento, le ho fatte conoscere e tutti insieme abbiamo lavorato ad un progetto creativo».
Un ambiente unico, aperto, ma che «possa creare tanti piccoli set iper naturalistici», ospita tutte le diverse vicende, in una scenografia che richiama quella delle soap televisiva e dei telefilm americani: tutti i mobili in scena sono in vendita, sono di un negozio di arredi «Arredi 1380».
Un lavoro che «nasce dopo un periodo un po' difficile, avevo bisogno di una pausa - racconta Genovesi - quindi ho passato un'estate a Milano: al mattino andavo in giro in bici e pensavo alla storia, la sera scrivevo. Minimo dieci pagine al giorno.

Non sapevo cosa sarebbe diventato questo testo, se un romanzo o qualcos'altro, so solo che scrivere è la mia stanza dei giochi, la mia isola felice».
Teatro Elfo
via Ciro Menotti 11
tel. 02.716791 (15.30-19.30 dal martedì al venerdì), 02/26681166 (11.30-20 dal lunedì al sabato)

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