Hayden diventa campione alla prima curva

Rossi prima affiancato poi staccato. L’americano: «Dopo l’incidente, con Vale lontano, ho perso concentrazione e rischiato grosso»

da Valencia
Era la situazione ideale: in pole dopo le prove e con otto punti di vantaggio da amministrare. Una circostanza che Valentino Rossi non è riuscito a sfruttare. «Avessi vinto, sarei diventato imbattibile, come un super eroe. Ma i super eroi esistono solo nei fumetti e nei film, mentre la vita è differente». Mastica amaro, Rossi, di fronte a un errore tanto inusuale quanto devastante nelle conseguenze, che gli costa quel titolo mondiale che a soli 46 minuti dalla fine sembrava praticamente sicuro. Anche perché, alla vigilia, il campione della Yamaha era sereno, con la situazione apparentemente sotto controllo. Dopo aver ottenuto il miglior tempo, Vale aveva trascorso un sabato sera come tanti, prima nel motorhome a godersi il trionfo nel derby della sua Inter, poi a cena, in hospitality, assieme agli amici di sempre e più fidati. Ma nel warm up della domenica mattina è suonato il primo campanellino d'allarme, con Rossi solo undicesimo e inspiegabilmente molto più lento rispetto alle prove. Sembrava ancora tutto tranquillo, ma quando si è spento il semaforo, invece di partire a fionda, Vale ha avuto un'incertezza, che nella MotoGP di oggi paghi carissimo.
«Mi giocherò tutto alla prima curva» aveva detto Nicky Hayden alla vigilia, quasi si aspettasse una cosa del genere. In pochi metri, il pilota americano ha affiancato il rivale, i due si sono quasi toccati, prima che Hayden riuscisse a sfilarlo definitivamente. Dopo tre curve questa era la classifica: primo Bayliss, poi Capirossi, Pedrosa, Stoner, Hayden e Rossi, al termine del primo passaggio Nicky era quarto e Vale settimo. Una situazione non troppo favorevole, ma nemmeno disperata e che il fenomeno poteva ampiamente controllare. «Ma questa volta - come dirà poi Melandri - Rossi non guidava fluido come al solito: evidentemente era molto nervoso».
Mentre Pedrosa faceva passare Hayden per farsi perdonare l'errore del Portogallo, Valentino vedeva la temperatura dell'acqua della sua Yamaha salire (120 °C), la moto non rendeva come doveva e questo gli ha messo ulteriore pressione. Così alla seconda curva del quinto passaggio è volato via, riuscendo a ripartire, ma staccatissimo.
«Ho visto sulla lavagna che Rossi era diciannovesimo - dice ancora incredulo il neo campione - e per qualche giro ho perso un po' la concentrazione. Mi ha passato Capirossi e, intanto, mi veniva segnalato che Valentino rimontava. Non sapevo bene fino a che punto potevo limitarmi a controllare, anche perché Rossi è un campione straordinario e battere uno come lui è difficilissimo. Io ci sono riuscito e ancora non posso crederci».
Con Bayliss primo e Capirossi secondo a giocarsi tra di loro la vittoria, Hayden ha ripreso sicurezza, facendo al meglio quello che ha fatto per tutta la stagione: attaccarsi a chi lo procede, senza sbagliare nulla. È con questa forza, con questa determinazione che il pilota contadino è diventato campione, ha ribaltato un pronostico che dopo il Portogallo lo dava certamente sconfitto. «All'Estoril - racconta tra una lacrima di emozione e l'altra - quando dal muretto dei box ho visto Elias battere per due millesimi Rossi, ho pensato che tutto era possibile, che avrei dovuto provarci fino in fondo, che c'era ancora una speranza». Due millesimi che sono costati carissimi, a Valentino: mondiale perso per cinque punti, proprio quelli lasciati in Portogallo per non più di sei centimetri.
«Durante la notte ho dormito bene - continua l'americano - ma durante il giro di ricognizione avevo mille pensieri. Tutto sommato ero però tranquillo, anche se dopo Brno, quando i risultati non arrivavano, tutti hanno iniziato a dire che ero sotto pressione, che mi era venuto il braccino: sapevo che non era così».
Probabilmente non è un fenomeno, Nicky Hayden, ma è sicuramente un grande sportivo e un uomo straordinario, quasi incapace di affrontare l'emozione più grande della sua vita. «Devo ringraziare la mia famiglia, perché mi ha sempre dato una mano.

Con i miei fratelli, c'è sempre stata rivalità su chi è il più forte e adesso, forse, posso dire di esserlo io! Ma se sono diventato campione del mondo è anche merito loro, che dopo il Portogallo mi sono stati vicini, mi hanno dato consigli, sono andati a bordo pista in ogni turno per studiare i miei punti deboli e quelli degli altri piloti».
L'anno prossimo, sulla carenatura, invece del 69 avrà il numero 1: al di là di tutto, delle sfortune altrui, se lo è sicuramente meritato.

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