Henriquet: «Io sindaco? Il mio posto è con i malati»

(...) poche figure stimate su cui puntare: «Francamente non ho più nemmeno l’età, e poi faccio ancora con molto trasporto il mio lavoro».
Lo corteggiò a lungo Sandro Biasotti l’ex governatore, voleva che Henriquet fosse il suo assessore alla Sanità, «chi meglio di lui», poi gli propose di tentare la corsa contro Stefano Zara al Collegio 10. Per la scalata di Tursi è stato il caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana a lanciare il dibattito sul suo nome, ce ne fosse stato uno contrario. La verità è che «io non ho intenzione di impegnarmi in politica perché mi sentirei fuori posto» dice il professore.
Quasi una citazione dei Pooh: «Il mio posto è là». L’oncologia, l’assistenza, il progetto di villa Salus che tanto lo appassiona, insomma «dovrei lasciare un lavoro che mi impegna a tempo pieno e non me la sento, lo faccio da tutta la vita. Certo tutti siamo utili e nessuno è indispensabile, ma lasciare significherebbe creare problemi alla prosecuzione di un’attività della quale sono ancora considerato il motore». Se gli chiedi una lista di priorità è troppo umile per stilarla. Epperò, ecco, sul suo settore invece si infervora. L’assistenza «è un problema assillante, l’efficienza ospedaliera è estremamente carente, le risposte alle persone malate non ci sono». Cita le liste d’attesa: «lasciano a desiderare», teme l’annunciata riduzione dei posti letto: «I malati non sono diminuiti, anzi le patologie sono aumentate, e non solo in oncologia». Certo, la Regione vuol puntare sul rafforzamento della riabilitazione e della residenzialità, ma lui, il professor Henriquet, si vede che ne ha già viste troppe: «Sarebbe una buona soluzione, il problema è che le cose non vanno di pari passo: a tagliare posti letto si fa presto, ma non si fa altrettanto presto a incrementare le altre strutture. Così alla fine saranno i malati a farne le spese, soprattutto quelli della degenza prolungata. Guardi al San Martino: negli anni ’70 c’erano 3800 posti letto, oggi ce ne sono 1500. Se ne vogliono tagliare 1000, 500 li taglieranno lì, e la situazione sarà sempre più drammatica». E poi, insomma, «la Liguria è un caso anomalo rispetto al Nord Italia, qui non ci sono strutture private convenzionate e i nostri medici sono andati a dirigere quelle di Piemonte e Lombardia. I liguri vanno là a curarsi, con una grossa spesa per la Regione Liguria. Non è normale che non ci sia competizione fra pubblico e privato, la competizione migliora la qualità dei servizi, ma la Liguria non ha mai affrontato né risolto questo problema».
Così non è difficile tracciare l’identikit del sindaco che servirebbe. Ovvio: «Ci vuole una persona che sappia stare più vicina alla gente, che sappia andare incontro alle esigenze dei più deboli, che viva i bisogni della popolazione e sappia dare risposte». Trovarlo. Henriquet continua a farlo nel suo piccolo, o nel suo grande. Ieri l’Hospice «Gigi Ghirotti» presso l'ex Ospedale Carolina Pastorino ha inaugurato un nuovo impianto di climatizzazione delle stanze destinate ai malati oncologici, realizzato grazie all'intervento di Enel Cuore Onlus, associazione costituita da Enel in favore dei più deboli e per contribuire al benessere della collettività. «Fino a oggi esisteva solo un impianto di riscaldamento centralizzato - spiega Henriquet - . Per soddisfare realmente le esigenze degli assistiti, specie nel periodo estivo, si è reso necessario un impianto di condizionamento che, vista l’autonomia di gestione, consentirà anche un risparmio energetico e di costi».


«Ci sono alcune vite che hanno meno luce di altre, a loro è dedicata Enel Cuore- dice Luigi de Concilio, responsabile Enel Comunicazione Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta -, che da più di due anni sostiene decine di progetti di solidarietà a favore dei più deboli: bambini, anziani, malati, disabili».

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