Hezbollah lascia ai militari il controllo di Beirut

Siniora promette che lo Stato non cederà e chiede di intervenire "contro il golpe": le forze regolari subentrano alle milizie sciite

Situazione confusa in Libano, dove per tutta la giornata sono continuate le sparatorie tra anti-siriani e filo-siriani: in tutto quasi 50 morti in quattro giorni in ogni regione del Paese, compresi sei uccisi a un funerale a Beirut. Il presidente Fouad Siniora è intervenuto ieri pomeriggio con un discorso teletrasmesso per assicurare con tono grave che «lo Stato non cederà» e chiedere all’esercito di agire «contro il colpo di Stato di Hezbollah». E le forze armate sono effettivamente intervenute a Beirut, ma non hanno eseguito esattamente l’ordine ricevuto: le milizie sciite hanno sì cominciato a consegnare all’esercito i quartieri occidentali della capitale, ma hanno anche deciso di andare - sembra di propria iniziativa - incontro alle due richieste del «partito di Dio» il cui mancato accoglimento nei giorni scorsi aveva scatenato la guerriglia a Beirut.
Ecco dunque che il generale Wafiq Shqeir, responsabile della sicurezza dell’aeroporto della capitale e legato a Hezbollah, rimarrà al suo posto nonostante Siniora avesse ordinato che fosse cacciato; e che la rete telefonica organizzata da Hezbollah non sarà smantellata come richiesto dal governo che vi vede una minaccia alla sicurezza dello Stato, ma verrà mantenuta in funzione in modo che «non danneggi l’interesse pubblico». Il tutto dietro la vaga presa d’impegno da parte dei militari di approfondire le due questioni attraverso un’inchiesta.
In un comunicato, i militari spiegano di aver assunto queste decisioni sulla base della richiesta del governo di Fouad Siniora di occuparsi della questione. Ma non sembra affatto che il premier sia soddisfatto. «Non ha seguito le mie richieste - ha detto il capo del governo -. Ho chiesto al comando dell’esercito di assumersi la piena responsabilità per proteggere i libanesi, cosa che ancora non ha fatto», ha detto Siniora. A complicare la situazione, poco dopo, un membro del governo, il ministro per la Gioventù Ahmad Fatfat, ha detto esattamente il contrario: l’annuncio dell’esercito «è in linea con le richieste avanzate dal premier Fuad Siniora».
La risposta non si è fatta attendere. Al Manar, la televisione di Hezbollah, ha fatto sapere che le milizie sciite avrebbero lasciato le strade di Beirut Ovest non appena l’esercito libanese avrà concretamente revocato le misure prese dal governo contro il partito sciita. A quel punto - così l’annuncio - «l’opposizione libanese porrà termine alla propria presenza armata a Beirut, in modo che l’esercito possa riprendere il controllo della capitale».

In serata il ritiro era effettivamente avviato in una città spettrale e silenziosa, ma tutto a Beirut resta in precario equilibrio.
Intanto carabinieri con mezzi blindati hanno evacuato dalla zona dei combattimenti nella capitale una quindicina di italiani che ne avevano fatto richiesta.

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