Dio non è grande e La posizione della missionaria. Basterebbero questi due titoli (usciti in Italia rispettivamente da minimum fax e Einaudi) a dare unidea di come la pensasse, in tema di religione, Christopher Hitchens, il giornalista, critico letterario e commentatore politico inglese naturalizzato statunitense morto due giorni fa. Il suo ateismo non era strumentale, bensì filosofico. «Non sono neutrale rispetto alla religione - disse in unintervista -, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità. E non mi riferisco solo alla religione organizzata, ma al pensiero religioso in sé e per sé». Infatti se la prese, e molto, anche con quello che chiamava «islamofascismo», cioè il fascismo dal volto islamico, quello, per esempio, che emise la condanna a morte per Salman Rushdie a causa dei famosi Versetti satanici.
Nato nel 49 a Portsmouth, partito da posizioni trockijste ma progressivamente allontanatosi dalla sinistra soprattutto dopo lUndici settembre, è stato di volta in volta etichettato come liberal o come neo-cons. E la cosa, dal suo punto di vista, laico a 360 gradi, suona bene.
Hitchens, fedele allateismo e alla ragione
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