A Langhirano c'è una cosa che la gente sa fare bene: il prosciutto. In paese a settembre c'è un festival dedicato al culatello che dura due settimane. E c'è perfino un museo che racconta la storia dei maestri salatori e del crudo doc. Ma dal 18 maggio la cittadina vicina a Parma sarà famosa in tutto il mondo per un altro motivo: i caschi. Che, niente po' po' di meno, compariranno sul grande schermo nell'ultimo Alien di Ridley Scott. Quella sera, c'è da giurarci, l'intero paese si riverserà al cinema. Ma al multisala di Parma, mica all'Aurora di Langhirano, troppo piccino e fuori circuito per ospitare le anteprime mondiali. E chi se lo perde il debutto a Hollywood degli elmetti «made in Langhirano»? In prima fila, in grande spolvero, ci saranno i produttori: Gianluca Martini e i suoi dipendenti della Northwall. Che sono sei. Già, sei, tra cui la moglie Alessandra e il socio Nicola con cui tutto è cominciato. I caschi degli alieni più famosi della storia del cinema sono stati disegnati e confezionati da un'azienda minuscola, aperta quattro anni fa in mezzo ai campi e alle zanzare. Il regista Scott, che è famoso per la sua precisione maniacale in ogni microsequenza della saga di fantascienza, è andato a pescare proprio quell'impresa artigianale per vestire i suoi equipaggi della Weyland Yutani, l'organizzazione immaginaria che amministra le colonie umane al di fuori del sistema solare.
Come in tutti i paesi emiliani che si rispettino, tradizione vuole che ognuno al bar abbia un soprannome. Gianluca è sempre stato chiamato «Space» per via della sua fissa con la fantascienza. «È da quando ero al collegio dai Salesiani che mi chiamano così - racconta - perché disegnavo sempre e solo astronavi». Del resto lui, leva 1969 è cresciuto a merendine e fantascienza. Fa parte della generazione che non si è persa nemmeno un minuto di Guerre Stellari, Alien e Star Trek. E ora guarda il destino dove lo ha portato: a progettare i caschi che un tempo colorava con i pennarelli sui quaderni a quadretti. Pensare che è capitato tutto per caso. Cioè, non è stato lui a proporsi ai massimi sistemi hollywoodiani. Sono stati loro ad alzare il telefono e a cercarlo.
«A novembre ci è arrivata una chiamata dalla Universal Studios di Londra, specializzata nei film di fantascienza. Ci hanno chiesto dei caschi che già avevamo in produzione e li hanno modificati solo marchiandoli con il logo delle squadre che colonizzano il pianeta». Con quella sana dose di audacia tutta emiliana, nessuno in azienda ha pensato a uno scherzo e, dopo un primo attimo di stupore, tutti si sono messi al lavoro per evadere la richiesta del regista dei registi. «Mia moglie - racconta Gianluca - l'ha sempre detto: Vorrei comparire in un film hollywoodiano. Ecco fatto. I caschi li ha disegnati lei».
Inizialmente tutti hanno mantenuto i piedi per terra, ma ora, a pochi giorni dal debutto, l'adrenalina sta salendo alle stelle. Soprattutto da quando i caschi di Langhirano sono già stati intravisti per un istante nel trailer del film. «Ci si è gelato il sangue dall'emozione, esattamente al secondo 36 della presentazione del film vengono inquadrati i nostri caschi. Assolutamente bellissimi». In sala ci saranno boati e cenni di applauso a ogni inquadratura e perfino Michael Fassbender, che torna nel cast degli alieni, passerà in secondo piano. L'attesa maggiore sarà per i titoli di coda in cui, da qualche parte, verrà citata la Northwall. E allora vuoi non alzarti in piedi ad applaudire il successo tutto nostrano? «Ammetto che è una bella soddisfazione per una realtà artigiana come la nostra - racconta Gianluca - In Italia le aziende piccole come noi devono fare tutto da sole per crescere o per stare in piedi, tutto con mezzi propri. Per questo siamo molto orgogliosi». I progetti sono tanti, dalla fantascienza alla (possibile) realtà. Gianluca & co. stanno lavorando assieme a un istituto italiano che simula la permanenza umana oltre i confini dell'atmosfera. Che non è affatto una «conquista di nuove galassie» come Ridley Scott vorrebbe, ma è un progetto vero per progettare i caschi degli astronauti in vista di nuove missioni, tra cui magari anche quella su Marte.
La squadra della Northwall è appena rientrata da Londra, dove ha presentato il progetto del casco multiruolo, cioè da usare sia per il soccorso in montagna che in mare. È proprio nell'ambito dei soccorsi che l'azienda ha cominciato a operare qualche anno fa. Tra i primi caschi progettati ci sono infatti stati quelli degli equipaggi di elisoccorso. Da quel giorno ci si è perfezionati sempre più, buttando un occhio anche all'estero. Tanto che la combriccola emiliana si è specializzata in sicurezza ed è arrivata a vestire gli agenti della polizia di Tokyo, la polizia federale e i corpi speciali anti terrorismo tedeschi, i vigili del fuoco del Sud Corea. E se ora i caschi debuttano al cinema, molto probabilmente verranno presto inquadrati anche nelle sequenze dei telegiornali. Dall'azienda in mezzo ai campi arrivano anche i caschi per la Formula 1, per le moto da corsa, nel dna di quella terra, e per gli sport estremi, di cui Gianluca è un grande appassionato, soprattutto quando in ballo c'è la montagna. Tra i fiori all'occhiello dell'impresa ci sono anche i dispositivi medici e tutto ciò che occorre per il soccorso in alta quota. «Da tempo sono un volontario del soccorso alpino - spiega Gianluca -. E nelle varie operazioni di salvataggio ho avuto modo di osservare i piloti.
Mi dicevo: ma come fanno a muoversi con quei caschi pesanti? Allora ho progettato un casco più leggero, che pesa il 25 per cento in meno e che quasi raddoppia il livello di protezione»: Questione di tecnologia e di ricerca sui nuovi materiali. Specialità del menù parmense che hanno portato la Nortwall a competere con le multinazionali statunitensi. Proprio in Usa la squadra emiliana pensa di aprire una sede.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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