«Ho fatto degli errori e chiedo scusa»

Il principe a Costanzo: «Sono stato coinvolto senza saperlo. Mi sono fatto del male e me ne pento pubblicamente»

da Potenza

«Sono stato coinvolto senza saperlo, avrò fatto delle cattive scelte; degli errori che ho fatto me ne scuso pubblicamente». Così il principe Vittorio Emanuele di Savoia ha risposto a Maurizio Costanzo che gli ha rivolto domande sulla sua vita e sulle sue vicende giudiziarie durante «Conversando», ieri pomeriggio su Canale 5.
«Mi sono fatto del male - ha aggiunto Vittorio Emanuele - e se l’ho fatto me ne pento e me ne scuso pubblicamente». Il principe fu arrestato il 16 giugno scorso nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal pm di Potenza, Henry John Woodcock, su disposizione del gip, Alberto Iannuzzi. Rimase nel carcere di Potenza fino al 23 luglio, con le accuse di aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla prostituzione e di aver costituito una «holding del malaffare» per controllare il mercato dei nulla osta per i videogiochi, rilasciati dai Monopoli di Stato.
Rispondendo alle domande di Maurizio Costanzo, il principe si è detto «molto dispiaciuto» per la morte di Dirk Hamer, il giovane tedesco ucciso con un colpo di fucile sparato sull’isola francese di Cavallo, la notte del 18 agosto 1978: «Non era il mio proiettile, io sono stato assolto e prosciolto», ha sottolineato Vittorio Emanuele. Subito dopo, il principe si è scusato con le donne per alcune delle espressioni intercettate durante l’inchiesta coordinata da Woodcock, e poi finite sui giornali: «Mi scuso con le donne - ha detto - cosa si farebbe senza...».
Infine, il principe ha ripetuto le sue scuse «ai sardi», che aveva pesantemente offeso in alcune intercettazioni: «Ho parlato in un momento di rabbia - ha spiegato - perché la mia barca si era fermata in mare. Ho già chiesto scusa ai sardi anche pubblicamente e per iscritto - ha concluso - e ritiro di nuovo pubblicamente ciò che ho detto».

All’invito di Maurizio Costanzo a non usare più certe espressioni al cellulare, Vittorio Emanuele ha detto di non possedere più un telefono portatile: «C’erano altri che controllavano il suo cellulare, per due anni», è intervenuta seccamente la moglie Marina Doria.

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