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«Ho nuotato con il supercostume Lo indossi e diventi un siluro»

Manchester, un cronista del «Giornale» prova lo «Speedo», il body ad alta tecnologia che ha fatto infrangere 22 record mondiali in 59 giorni

«Ho nuotato con il supercostume Lo indossi e diventi un siluro»

nostro inviato a Manchester

Ventidue record mondiali in cinquantanove giorni: il nuovo «Lzr Racer» della Speedo più che a un costume somiglia a una tuta bionica pensata, progettata e costruita - con lo zampino della Nasa - per infrangere qualsiasi primato. Il giorno in cui è stato presentato, con toni entusiastici, la casa produttrice parlava di «una riduzione del 10% nella resistenza passiva» e di «un risparmio in termini di consumo di ossigeno pari al 5%». Tradotto: nuotando con questo costume si va più veloci. Apriti cielo. Dallo scorso marzo, data della sua presentazione, attorno al nuovo body le acque hanno iniziato a riscaldarsi in maniera notevole: una striscia di neoprene applicata all’altezza della cerniera posteriore favorirebbe il galleggiamento dei nuotatori, è solo una delle accuse delle altre case produttrici. Sono riuscito a provarlo e vi dico: la vera fatica è riuscire a indossarlo ma passati i primi 5 minuti, dove il mio - non proprio esile corpo - era compresso in un «tubino» che apparentemente limitava ogni movimento, mi sono dimenticato di averlo addosso e in acqua, beh, è stata tutta un’altra vita.
Leggerissimo, in un materiale molto simile al nylon (le sue parti sono saldate con gli ultrasuoni), le prime difficoltà iniziano non appena cerco di indossarlo: una sottile striscia all’interno del costume in un materiale altamente aderente (per evitare che durante la nuotata il body possa spostarsi, creando delle pieghe poco performanti) rende quasi impossibile infilare i piedi all’interno del costume. Dentro lo spogliatoio, insieme a un’altra dozzina di cronisti inviati da mezzo mondo, è subito panico: non riuscirò mai a indossarlo. In mio aiuto, per fortuna, arrivano i consigli di Grant Hackett, 4 medaglie olimpiche e una manciata di ori mondiali: infilo il piede in un sacchetto di plastica, risvolto la parte finale del body e supero il primo problema. Purtroppo, il primo di una lunga serie. Riesco a infilare il costume con una certa disinvoltura fino alle cosce; da qui in poi è un dramma. Il body di salire sopra il bacino proprio non vuole saperne. Come se non bastasse stringe tantissimo all’altezza delle ginocchia, impedendomi di camminare liberamente. In settimana avevo sorriso leggendo del nuotatore brasiliano che, infilandosi il costume era caduto fratturandosi gli alluci: adesso, non mi fa più tanto sorridere. Come lo capisco. Inizio a saltellare sul posto cercando di tirar su il costume oltre la vita. Qualche giornalista attorno a me si sdraia e assumendo posizioni assurde cerca di uscire dall’ingarbugliatissima situazione. Finalmente il body si insinua oltre la vita: il peggio è passato, ma come stringe. Infilo le bretelle, mi faccio aiutare con la micro-cerniera sulla schiena che dalla vita sale fino all’altezza delle spalle e, finalmente, sono pronto. Dall’inizio dell’«impresa» è passato quasi un quarto d’ora: sento le braccia indolenzite come se avessi nuotato per oltre mezz’ora. Sono già esausto e ancora devo tuffarmi. Ma, pensandoci bene, sto indossando il body dei record: nuotare dovrebbe essere una pura formalità.
«Lzr», in inglese si pronuncia «lazer», ovvero laser. Ebbene la sensazione che si ha con questo costume è proprio questa: un laser che taglia l’acqua, apparentemente senza nessuna difficoltà. Salgo sul blocco di partenza (lo stesso da dove poco prima era partito Rosolino) e mi getto: due gambate sott’acqua e sono a metà vasca, qualche altra bracciata e raggiungo agevolmente l’altra parte della piscina; senza nemmeno riprendere fiato, do una bella spinta sul bordo e riparto. Muovo le gambe nell’acqua con disinvoltura come mai prima: l’impressione è che l’attrito si riduca notevolmente. La settimana scorsa, in vista della trasferta inglese, avevo fatto una veloce prova in un piscina milanese con un costume normalissimo: a stento ero riuscito a nuotare 25 metri senza fermarmi. Oggi non è così: macino metri su metri, in agilità. Dopo qualche minuto mi accorgo anche che il body tende a spingere verso l’alto il bacino, aiutandomi a galleggiare e stabilizzando la mia posizione in acqua. Peccato non avere a portata di mano un cronometro.

Avrei infranto tutti i miei record.

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