«Ho scoperto di avere un figlio che non ho»

Se l’è presa, eccome, Giancarlo Abete nell’essere stato tirato in causa da alcuni organi di stampa che lo vorrebbero coinvolto nella nuova edizione di calciopoli, salvo poi attendere con serenità le decisioni della giustizia ordinaria che, a febbraio, sarà in grado di chiarire ogni cosa. «Se ci sono state delle sentenze da parte della giustizia sportiva che hanno mandato la Juventus in serie B e penalizzato alcune società di calcio», afferma il presidente federale, «significa che calciopoli di fatto è stata una realtà, ma io non c’entro niente. La giustizia sportiva va rispettata ed io mi riconosco appieno nelle sue sentenze. Adesso siamo tutti attenti alle decisioni che gli organi della giustizia ordinaria prenderanno l’8 febbraio prossimo».
«Inoltre - aggiunge Abete - mi sono ritrovato pubblicato il mio numero di cellulare, richiesto da Moggi, che tra l’altro conoscono tutti molto bene tranne, evidentemente, lo stesso Moggi. Sono assolutamente sereno perché mi rapporto sempre con la mia coscienza». E poi la battuta pesante: «Sono tuttavia amareggiato per tutta questa faccenda perché mi sono ritrovato, da un momento all’altro, ad avere dei virgolettati sui giornali circa miei presunti affari con Moggi. E addirittura un figlio che non ho, per un consiglio richiestomi da un dirigente federale non inibito sulla compravendita di un immobile del Mps per suo figlio. L’informazione è un bene prezioso, ma deve esserlo anche la tutela della persona».

Quanto poi alla nuova bufera che pare stia minacciando il calcio italiano con al centro nuove intercettazioni telefoniche «bisogna stare molto attenti ad approfondire i contenuti di queste intercettazioni - sottolinea Abete - perché altrimenti si rischia un processo mediatico».

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