Sono quasi le 9.30 del mattino. Mi sono bevuto una caffettiera intera, Omnibus, su La7, è alle battute finali. Afferro il telecomando e vago: all’improvviso dallo schermo irrompe in casa Italo Bocchino, il capogruppo futurista alla Camera. Il tempo di osservarlo e lui piomba su di me: «C’è un dipendente di Berlusconi, Zurlo, che sul Giornale ha scritto: gli 007 a Santa Lucia». Siamo su Raiuno e Bocchino è ospite di Michele Cucuzza che lo interrompe solo per precisare che Santa Lucia non è in Italia. Bocchino invece dev’essere convinto di trovarsi sul set di una fiction, solo che ne addebita la trama ai servizi segreti e, in qualche modo, al sottoscritto: «È vero - prosegue - che i servizi sono andati a Santa Lucia, ma a confezionare questa patacca. E Zurlo ha scritto la cosa giusta al momento sbagliato, sette giorni prima». La patacca, naturalmente, sarebbe la notizia arrivata da due giornali dei Caraibi, Listin Diario e El Nacional, e rilanciata in Italia dal sito Dagospia: c’è o ci sarebbe, il condizionale è d’obbligo in attesa di conferme o smentite, Giancarlo Tulliani dietro le Printemps e la Timara, le società off-shore che hanno gestito l’appartamento di Montecarlo.
Resto a bocca aperta per gli acrobatici collegamenti fatti da Bocchino davanti a un afono Cucuzza in una manciata di secondi, ma non basta. Non ancora. Il colonnello di Fini si supera e mi offende: «Si è fatto un certo dossieraggio che non possiamo accettare». Vergognoso. Bocchino dovrebbe vergognarsi per queste parole.
Sono io, non lui, a non accettare queste cervellotiche insinuazioni, condite con disprezzo e un’abbondante dose di fantasia. L’articolo in questione, pensino un po’ i lettori ai potenti dossieraggi, mi è stato chiesto il pomeriggio del 16 settembre. Ero in ferie e dopo le rituali imprecazioni sono andato in redazione. C’era un’agenzia che riprendeva un pezzo del Velino, quotidiano on line. E che diceva il Velino? Appunto che gli 007 e le Fiamme gialle stanno indagando per appurare se la Printemps e la Timara non siano collegate ad una storia di riciclaggio ed evasione fiscale sullo sfondo del gioco on line. Riciclaggio ed evasione fiscale, dunque, non viaggi delle barbe finte ai Caraibi per confezionare polpette sulla famiglia Tulliani. E dare a bere all’opinione pubblica che il cognato di Fini sia il dominus della Timara. Altro che patacche, cucinate da manine o manone.
Certo, il tema era ed è scivoloso, difficile, complesso. A quel punto mi sono ricordato che Marco Lillo, sul Fatto quotidiano, aveva studiato proprio il capitolo dei videopoker e delle slot machines, legandolo ad alcuni personaggi vicini all’ambiente di An, dall’imprenditore del gioco d’azzardo Francesco Corallo, patron della potentissima Atlantis, al deputato finiano (oggi però con Berlusconi) Amedeo Laboccetta, a lungo referente in Italia dell’Atlantis. Dunque, ho saccheggiato Lillo, che ho citato come ho citato il Velino, e ho messo insieme il mio pezzo. Ricordando, fra l’altro, che Corallo è stato due volte messo sotto inchiesta e due volte archiviato proprio per riciclaggio e che l’amministratore dell’Atlantis James Walfenzao compare, combinazione, pure a Montecarlo al momento del rogito nello studio del notaio Louis Aureglia, come rappresentante della società che compra da An. Coincidenze.
Bocchino invece mi trasforma in 007 di complemento o, a scelta, in frate indovino, facendomi prevedere un fantomatico viaggi degli agenti segreti di cui non so assolutamente nulla e che, ripeto, non c’entra niente col pezzo. Lo stesso 17 settembre, il Dis di De Gennaro, che fra parentesi il 14 agosto era stato ospite di Fini ad Ansedonia, ha smentito qualunque indagine su Printemps e Timara. L’indomani il diabolico Giornale ha riportato la smentita a pagina 2.
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