Cultura e Spettacoli

«Ho sofferto dopo il divorzio sono rinata con la preghiera»

A tu per tu con la popstar tornata in vetta alle classifiche con l’ultimo cd «The Emancipation of Mimi»

Paolo Giordano

nostro inviato a Copenhagen

Signora Carey, bentornata in cima.
«Perché, scusi, quando me ne sono andata?»
Fino a due mesi fa sembrava pronta per la pensione, ora la festeggiano perché We belong together è il suo sedicesimo singolo da primo posto in classifica. Negli Stati Uniti solo Elvis e i Beatles hanno fatto meglio di lei.
«Ma per carità, questi paragoni... Diciamo che sto mostrando un altro volto di Mariah. Non potrei essere così se il mio matrimonio non fosse andato in pezzi».
Il divorzio da Tommy Mottola, supermanager della Sony.
«Cerco di dimenticare. Dimenticare è più difficile di odiare».
Nel testo (li scrive tutti lei) di Circles si legge: «Da quando mi hai lasciato/ ho provato a nascondere il mio dolore».
«Sono orgogliosa di tutte le mie canzoni, ma quelle nuove sono quelle che sento più vicine».
Si capisce anche durante il concerto.
«Più che altro ho capito che non è produttivo dimostrare sempre quanto sono brava. Prima lo facevo sul palco, ora provo a convincermene prima di salirci sopra».
Infatti, neppure fosse Paolina Bonaparte, Maraia ti riceve che non sembra vera: millimetricamente sdraiata per tre quarti su di un triclinio di velluto porpora. È quasi mezzanotte, i candelabri alle sue spalle illuminano fiochi questo privé dell’hotel de Angleterre e, non fosse per quel ventilatore plebeo che soffia come un maratoneta, l’atmosfera è quella dei salotti parigini ancien regime, fradici di lusso e inutilità, debiti e superomismo. Maraia è rinata, «anche se ho sempre saputo di avere tante vite». Dopo il naufragio sentimental/carrieristico degli anni passati, a trentacinque anni la nuova Mariah Carey ora galleggia con l’analista e il massaggiatore personale, ha un fisico da wrestler e come i wrestler sfoggia un nome d’arte: si fa chiamare Mimi, come il suo nuovo ciddì The emancipation of Mimi che dopo poche settimane vale già cinque milioni di copie vendute ed è una corazzata di singoli che quantomeno hanno il pregio di essere indolori (e di collezionare record). Cantati sono ben cantati, ci mancherebbe, e la produzione è chirurgicamente r&b, cioè calibrata alla perfezione per Ipod, supermercati, subwoofer, filodiffusione. Ma come ogni vera madame - che al suo yorkshire regala un biglietto di prima classe da millecinquecento dollari per volare di fianco a lei - Maraia non ascolta, si ascolta. E con la sua sordità caparbia è diventata una diva, lei che viene da un bilocale di Long Island, e che, qui sul triclinio, lascia che dalle sue moine saltino fuori anche le verità.
Però ora ha voglia di vendicarsi di qualcuno?
«No, la mia vita mi ha insegnato a non farlo, per fortuna. Altrimenti con tutto quello che leggo su di me...».
Allora le piacciono i rotocalchi di pettegolezzi.
«Dall’estetista sono perfetti».
Quand’è arrivata a Londra per cantare al Live 8 hanno scritto che nei camerini non voleva incontrare Madonna.
«No, è lei che non mi voleva vedere. E, se è vero, non so perché. Ad Hyde Park d’altronde mi ha invitato Geldof, il resto non conta. Ho cantato Make it happen e la Bbc l’ha eletta come slogan dello show».
Cerca il lusso?
«Me lo sono conquistato».
Prega?
«Molto. Sono nata in un ambiente quasi bigotto e riscoprire la fede mi ha aiutato molto».
Quanti abiti si porta in tournée?
«Mai abbastanza. Capita poi che qualcuno si strappi».
Lei è la donna di mezzo: dopo Whitney Houston e prima di Alicia Keys.
«D’altronde io sono nata “mista”, mia madre e mio padre sono di razze diverse (lui ora non c’è più, lei mi cantava il Rigoletto) e io so che cosa vuol dire essere nella terra di nessuno. Mi hanno proposto di scrivere un libro per bambini multirazziali, ma non lo farò. Capisco quello che vivono, ma io non sono ancora arrivata dove vorrei. Mi devo ancora liberare di molti orpelli».
Perciò ora ha intitolato il suo ciddì L’emancipazione di Mimi.
«Mimi senza accento...».
Di che cosa si sbarazzerà?
«Da quello che la gente pensa di me. Da quello che anche Madonna pensa di me. Non sono quello che si può immaginare».
Però poi affitta uno yacht monumentale, 150mila euro, solo per starsene in vacanza a Capri.
«Amo l’Italia. E quest’anno se riesco vado anche in Sicilia. Un mio amico che ha vissuto in Toscana mi ha detto che là ogni casa è come se fosse casa tua».
A casa sua quanti possono entrare?
«Quando ci sono io, tutti. Se non ci sono, le chiavi sono sempre con me.

Sono solo io che apro la porta».

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