«Ho un solo pensiero: la Champions»

Presidente scusi, ma lei a che ora si sveglia al mattino?
«Alle sette, mica faccio il giornalista».
Giusto. Ma poi a quell’ora cosa fa?
«La Champions».
Cioè?
«Voglio la Champions».
È un fatto personale?
«La voglio per la città e per i tifosi».
Lei non si sente ostaggio?
«Sono meravigliosi, meritano la Champions».
In fondo basta arrivare prima di Sampdoria, Fiorentina, Genoa, Udinese, Napoli, Lazio, Roma...
«Ci sono solo tre grandi, le altre sono aspiranti tali e a volte il quarto posto resta libero...».
Ci siete.
«Le classifiche servono solo per fare i titoli sui giornali, cominceranno a contare fra qualche mese».
Lei cosa pensa?
«È un campionato che mi piace, anche se in Inghilterra è un’altra cosa. Se ti butti per terra appena ti toccano il pubblico inizia a fischiarti. E allora ti alzi alla svelta. Questione di cultura sportiva, da loro conta più il calcio del risultato, da noi conta solo la tattica. Noi siamo bravissimi a massacrare i talenti, li prendiamo giovani, li portiamo qui e dopo due mesi sono già rovinati dalla nostra tattica, imbastarditi».
A chi sta pensando?
«A Javier Pastore, questo ha vent’anni, è un talento alla Pato. Mi hanno fatto vedere una cassetta e subito dopo ho detto al mio direttore sportivo di andare in Argentina a prendermelo. Lui mi fa: quanto tempo ho? Non ne hai, gli ho risposto, questo lo vogliono il Chelsea e il Milan, o lo prendiamo subito o non lo prendiamo più. È arrivato ma mi creda, l’ho pagato...».
Non ci crediamo. Al reparto acquisti e vendite lei è titolare di cattedra, se non ricordiamo male il Palermo le costò 20 milioni nel 2002...
«Poi ne ho spesi 80 dei miei per fare la squadra. E a Sensi ne ho dati trenta».
Mica si sarà pentito...
«Sono un cretino».
Presidente...
«Ma ho esperienza, non si preoccupi. Se penso a tutti quelli che sono usciti dal calcio e poi le hanno tentate tutte per rientraci senza riuscirci, allora mi quieto. Questo mondo non lo puoi lasciare».
Quali rischi ci sono?
«Farsi prendere da emotività e passioni che ti arrivano dal calcio. Questo è molto pericoloso».
Per esempio?
«Ammiravo il presidente Mantovani, lui pensava in un modo diverso e aveva Vialli e Mancini, poi si è fatto prendere, e quando ti succede rischi il tuo patrimonio. Anche a Franco Sensi è accaduto».
E allora come si fa?
«Si sta in mezzo alle altre con i piedi per terra e un bilancio in pari, con i nostri 70 milioni dobbiamo giocare contro club che ne fanno 250».
Ci vuole lo stadio, la cittadella, il centro commerciale...
«Esatto, il progetto va avanti, stiamo trottando. Ho chiamato l’architetto che ha progettato lo stadio di Torino. Se c’è da copiare io non mi vergogno».
Ci vogliono 300 milioni...
«Siamo pronti».
Anche per San Siro?
«Guardi, fra noi e loro c’è un mare. Ma nella vita non c’è niente di impossibile. Ho parlato con Zenga».
Lui chi è?
«Walter Zenga è un uomo».
Detto da chi ha esonerato 27 allenatori in carriera è una botta...
«Gli faccio: abbiamo vinto, ma l’Udinese è stata anche sfortunata. E lui: presidente, conta solo il tabellone. Noi due andiamo d’accordo».
Zenga ha detto che le squadre che affrontano l’Inter sono troppo timorose, il Palermo a San Siro sarà sfrontato.
«È per questo che mi piace Zenga».
Ma lui fa come Mourinho: tiene alta la posta?
«Lui è l’opposto di quello che la gente percepisce. È una persona d’oro, timida, molto timida, e maschera con un’invadenza che alla fine è solo un’arma di difesa».
Presidente, questa è la prima risposta retorica che ci dà: poi ne perdete un paio e tutto precipita.
«Io non posso garantire che un allenatore resterà tutta la vita con me. Zenga ogni volta spinge il traguardo sempre più avanti e questo mi piace moltissimo. Comunque allora non mi chieda dove può arrivare questo Palermo, perché anche questa sarebbe una domanda scontata».
Giusto. Dove può arrivare questo Palermo?
«Questo non lo so. Davvero, non lo so. Ci sono stati dei risultati incredibili domenica, la Roma perde in casa con il Livorno, seconda sconfitta consecutiva del Genoa... Noi dopo tre vittorie di fila andiamo a San Siro, ma non è un esame, c’è troppo divario».
Si presenterà allo stadio?
«Mai. Vado a fare un bel giro in campagna, come al solito».
Guardi che è un posticipo serale... In campagna c’è umidità...
«Mi organizzo, non si preoccupi, tanto davanti al televisore non ci resto. Poi magari chiedo il parziale e inizio a rivolgermi ai miei protettori del calcio».
Ne ha tanti?
«Su in cielo? Tutta brava gente».
Presidente, lei dà l’idea di divertirsi troppo.
«Mi diverto e soffro.

Ma è giusto, il calcio dà un mucchio di visibilità e a noi presidenti di calcio piace un sacco fare le primedonne».
Presidente, ci dica una cosa che vuole lei...
«Voglio la Champions».
Scusi, ma ce l’aveva già detto.
«Ah sì, be’, ve lo ripeto».

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