Come nel dicembre 2004 per Bali e Phuket. Paradisi del turismo trasformati di colpo in un incubo di acqua, fango e devastazione. Le isole Samoa americane e le vicine Tonga apparivano così ieri agli occhi dei superstiti allo tsunami che all’alba di mercoledì ha spazzato via case, scuole e alberghi lasciando dietro di sé almeno 141 morti e centinaia di dispersi. Tra le vittime accertate ci sono anche un bambino britannico di due anni e una bimba australiana di sei. E il bilancio è destinato a salire.
L’onda anomala – arrivata fino a dieci metri di altezza - aveva quasi raggiunto anche Daniela Brussoni, una dei 16 italiani presenti nell’arcipelago al momento delle tragedia e tutti illesi. La donna originaria di Roma è riuscita a salvarsi, ma il suo resort a pochi chilometri da Apia - la capitale delle Samoa occidentali, situata sull’isola di Upolu, tra le più colpite – è andato completamente distrutto. «Sono viva per miracolo – racconta -. Sono arrivate due onde, di almeno 3 metri l’una. Del resort non è rimasto nulla». Tutto è successo in pochi minuti: «Ero a letto quando, poco dopo l’alba, c’è stato un terremoto fortissimo. La mia casa era a pochi metri dal mare. Mi sono alzata per fuggire, ero in pigiama e a malapena riuscivo a stare in piedi», spiega la donna ancora scossa. A garantirle la salvezza, il ricordo proprio dello tsunami del 2004. «Dopo tre-quattro minuti il mare si è ritirato per decine di metri, tanto che si vedevano i coralli della barriera. Mi sono tornate subito in mente le immagini dello tsunami in Indonesia. Ho capito immediatamente il rischio che correvamo e ho iniziato a correre senza guardare indietro. Sono salita in macchina e sono partita a tutta velocità». Forse più della distruzione del suo albergo a rimanere impresse per sempre nella memoria della signora Brussani saranno le immagini di alcuni «bambini che, ignari, sono morti giocando sulla spiaggia».
Tutta la costa sud di Upolu, la seconda isola dell’arcipelago, è stata devastata. L’area è un noto centro di attrazione turistica: è qui che si concentrano le spiagge più belle dell’isola vulcanica, e anche i principali villaggi vacanze, molti dei quali sono stati letteralmente spazzati via.
La superstite italiana è anche tra i testimoni che denunciano la completa assenza di allarmi da parte delle autorità locali per mettere in guardia la popolazione: «Il governo ha fatto esercitazioni, promesso l’invio di sms di avviso e il suono delle campane nelle chiese. Non c’è stato nulla». «Eravamo sulla spiaggia prima di colazione e abbiamo sentito la scossa. Circa un minuto dopo abbiamo visto ritirarsi il mare all'esterno della laguna. A quel punto siamo scappati all'interno verso le colline: 30 secondi dopo è arrivata l'onda», racconta Tony Manson alla tv neozeolandese. «Quando le onde sono arrivate non c'è stato alcun segnale. Le onde facevano un rumore enorme e sono arrivate con una forza e una velocità terrificanti», conclude.
Il primo avviso di allarme è partito mercoledì dagli operatori del Pacific tsunami warning center (Ptwc), situato nelle Hawaii, alle 20.04 ora italiana, esattamente sedici minuti dopo la rilevazione del terremoto nell’area delle Isole Samoa, circa quattro minuti prima dell’impatto dell’onda. Probabilmente troppo poco tempo per consentire alle autorità locali di diramare l’sms di avviso alla popolazione previsto in questi casi. Secondo Eni Faleomavaega, che rappresenta le Samoa americane al Congresso Usa, «lo tsunami è arrivato così velocemente che era impossibile riuscire a realizzare un’evacuazione totale delle zone colpite». Il vicepremier di Samoa, Misa Telefoni, riferisce che tutto è accaduto in cinque minuti: «Non so se avremmo potuto fare di meglio».
Immediate le offerte di aiuto da tutto il mondo. Il presidente Usa Barack Obama ha dichiarato lo stato di disastro nell'area, che è in parte territorio americano, e inviato soccorsi.
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