Hockey, arrivano i russi (e 10 milioni)

C’è una Milano che interessa più all’estero che in città. La Milano dello sport che si guarda allo specchio e scopre di piacere ancora a qualcuno. Addirittura al signor Alexander Ivanovich Medvedev, solo omonimo del presidente russo, ma comunque magnate di altissimo livello dalle sue parti, supermanager di Gazprom, colosso mondiale dell’energia. Medvedev, oltre che occuparsi di gas, è il «commissioner» della Kontinental Hockey League, che in pratica è il campionato russo di hockey allargato a qualche squadra di ex paesi sovietici (Lettonia, Bielorussia, Kazakistan), una lega che adesso vuole fare seriamente concorrenza alla Nhl (il campionato stellare statunitense-canadese) ed ha deciso di allargare i propri confini puntando a conquistare grandi piazze europee come Berlino, Vienna, Lipsia, Bratislava e Milano.
Già, Milano: un fulmine a ciel sereno per una città in cui lo sport (che non sia Inter, Milan o Armani) vive letteralmente di stenti. Una città che rispetto a quindici-vent’anni fa ha fatto enormi passi indietro, perdendo i campionati di vertice in quasi tutti gli sport. Una città in cui l’unico stadio per l’atletica ha duecento anni e in cui non esiste una piscina olimpionica. Eppure Milano deve avere ancora un suo fascino se è vero che i russi si sono accorti di lei e della sua tradizione nell’hockey e le hanno offerto non solo un posto nella megalega continentale, ma addirittura 10 milioni per allestire una squadra all’altezza della situazione.
Un’offerta che ha l’effetto di una bomba per le dimensioni in cui era sprofondato anche l’hockey milanese. D’altra parte solo tre anni fa l’ultimo presidente mecenate, Alvise Di Canossa, aveva chiuso i battenti dei Vipers dominatori dell’ultimo decennio con 5 scudetti consecutivi. Motivo: i costi elevatissimi per l’utilizzo dell’unico impianto esistente in città, l’Agorà di via dei Ciclamini, e la risposta nulla da parte delle istituzioni di fronte agli investimenti del presidente. Nemmeno il semplice aiuto a trovare una sponsorizzazione.
Ma quello che non ha saputo dare Milano all’hockey, adesso è pronta a darglielo Mosca. Soluzione paradossale per una città che pure sarebbe sufficientemente ricca per mantenere le sue squadre di eccellenza nei vari sport e che invece si gira sempre dall’altra parte. All’estero invece Milano va sempre di moda: se l’hockey piace ai russi, il baseball è nel mirino degli americani e il Milano ’46 ha da quest’anno un vicepresidente di New York, John Genzale, che è sbarcato da queste parti con l’obbiettivo di riportare la squadra che in anni lontani è stata campione d’Italia e d’Europa nel grande giro. E sta stringendo contatti importanti con la Major league americana che cerca una città per venire a giocare in Europa qualche partita del proprio campionato e vedrebbe in Milano un possibile punto di partenza. Ma il vecchio Kennedy è assolutamente inadeguato e gli americani attendono un’indicazione per investire eventualmente su un nuovo impianto da un’altra parte. Così come ai britannici piacerebbe che Milano ospitasse una delle due franchigie italiane della Celtic league del rugby, ma da queste parti mancano le strutture necessarie e allora la squadra che rappresenta la Lombardia ovale gioca giustamente a Viadana.
E quello dell’impianto, alla resa dei conti, rischia di diventare il nodo che può far saltare anche l’avventura dei russi. Per la prima stagione (il 2012-13) verrebbe concessa una deroga al piccolo Agorà, ma poi i signori del gas vorranno un palazzo vero e proprio, da almeno seimila posti.

E qui Milano crolla: senza palasport da 26 anni, non può pensare di sopravvivere col solo Forum (peraltro impianto di proprietà privata) in cui fare di tutto, dalla pallavolo al pattinaggio, ai concerti. Forse mister Gazprom pensa di avere a che fare con un’altra città.

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