Hogwood cucina lo «spezzatino» sinfonico

Pietro Acquafredda

Penultimo appuntamento del festival dedicato a Mozart. Sul podio Christopher Hogwood, notissimo ai cultori di musica barocca e non solo (Hogwood, partito della musica antica, suo primo cavallo di battaglia, e alfiere della cosiddetta interpretazione «filologica», si è spinto poi fino alla musica contemporanea, realizzando centinaia di ottime incisioni discografiche, comprendendovi anche tutte le sinfonie mozartiane); con lui alcuni ottimi solisti: il soprano Rachel Harnisch (per due arie da concerto mozartiane, Misera dove son, K 369; Mia speranza adorata, k 416); il flautista Andrea Oliva, prima parte dell’orchestra ceciliana, per l’Andante per flauto e orchestra, K 369; e il violinista Carlo Maria Parazzoli, spalla della medesima orchestra, per il Rondò concertante per violino e orchestra, K 269. A far da cornice ed intrecciata a tutti questi brani, colti nel catalogo del ventenne musicista, durante i suoi anni salisburghesi, Hogwood ha messo una delle più note sinfonie, la cosiddetta «Linz», posteriore, eseguita per la prima volta nel 1783, ed il cui nome deriva dalla città nella quale fu composta ed eseguita la prima volta.
Senonché - stravagante di un interprete! - Hogwood ha scelto di far ascoltare i quattro tempi della sinfonia, all’inizio, alla fine e fra un brano e l’altro dell’articolato programma del concerto, come fossero brani a sé. Vero è che nei concerti dell’epoca mozartiana, poteva accadere che fra i tanti numeri che costituivano il programma comparisse un solo tempo di una qualunque sinfonia. Ma ciò accadeva di solito al momento del bis, o quando la sinfonia non era ancora stata completata dall’autore al quale comunque premeva offrire al pubblico una primizia, seppure parziale.
Dunque il concerto si aprirà con l’Adagio, Allegro spiritoso della «Linz», più avanti si ascolterà il Poco adagio e, a chiusura di programma, i due ultimi movimenti: Minuetto, Presto.

Cosa vorrà dimostrare Hogwood con questa sinfonia «spezzatino»? A noi basta rilevare come un interprete «filologo», impegnato nel farci ascoltare una sinfonia «come la pensò l’autore e con quelle stesse sonorità con cui giunse alle orecchie dei suoi primi ascoltatori», si sia fatto prendere poi la mano al punto da decidere di farcela ascoltare a pezzi, in barba al povero Mozart che l’ha articolata in quattro tempi legati fra loro, senza soluzione.
Auditorium. Sala Santa Cecilia. Mercoledì 27 e giovedì 28, ore 21. Festival K. Direttore Christopher Hogwood. Biglietti: 10 euro; ridotti. 6 euro. Info:06.8082058.

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