Holden, l’americano che diventò russo

È il primo «straniero». La federazione: «Speriamo mostri sentimenti patriottici»

Holden, l’americano che diventò russo

Jacopo Casoni

Nell’estate del 1972, quando a Monaco di Baviera si svolse l’Olimpiade, John Robert Holden non era ancora nato. Quell’edizione dei Giochi, oltre che per l’azione di un commando palestinese (Settembre Nero) che costò la vita a undici atleti israeliani, è passata alla storia anche per l’oro conquistato nel basket dall’Urss, in un’epica e discussa finale contro gli Stati Uniti, nel bel mezzo della Guerra Fredda.
Oggi l’Urss non esiste più e i rapporti tra Mosca e Washington sono amichevoli. In quest’atmosfera, l’americano John Robert Holden, guardia di 28 anni e 185 cm, è diventato un cittadino russo. La naturalizzazione risale al 2003, quando, per decreto presidenziale, assunse la doppia cittadinanza. Di ieri la notizia che Holden fa parte della preselezione di 20 nomi dai quali uscirà il roster della Nazionale che disputerà i prossimi europei. «Bisogna sperare che esibisca sentimenti patriottici – dice il presidente della Federazione russa, Sergei Chernov – ma è un grande giocatore».
Holden è un autentico giramondo.

Chiusa l’esperienza nel college di Bucknell nel 1998, ha giocato in Lettonia, in Belgio, in Grecia e, infine, in Russia. In Nazionale dovrà aiutare Andrey Kirilenko, star degli Utah Jazz, a riportare il basket russo ai vertici. Un americano eroe sportivo in quel di Mosca: i tempi sono proprio cambiati e, per certi versi, migliorati.

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