Aveva messo su un vero e proprio impero finanziario con interessi nei campi immobiliari, nautici e della ristorazione, per un giro daffari di oltre 500 milioni di euro accumulati illecitamente sottraendo fondi allerario.
Gli uomini della Guardia di Finanza lo hanno fermato giovedì notte a Ventimiglia, in Liguria, mentre a bordo di unauto di grossa cilindrata stava per lasciare lItalia. Giovanni De Pierro, 58 anni, originario di Napoli, pur essendo un perfetto sconosciuto al fisco, dalla metà degli anni 90 era il capo di una «holding del malaffare» che aveva il suo core business in oltre 300 società sparse in tutta Italia e che operavano nel settore delle imprese di pulizie. Attraverso alcuni consorzi, grazie anche al fatto che non pagava tasse, il gruppo criminale si aggiudicava a prezzi estremamente concorrenziali appalti pubblici commissionati da enti di primo livello come prefetture, ministeri, regioni, comuni e aziende ospedaliere. Nella capitale, per esempio, Met.ro e Adr.
Nel corso di una conferenza stampa il comandante del Gico di Roma, Francesco Frattini, e il comandante del nucleo speciale di polizia valutaria, Bruno Buratti, hanno illustrato i dettagli delloperazione che ha portato allarresto di altre due persone e ai domiciliari di altri cinque stretti collaboratori di De Pierro. Otto in tutto, mentre ammonterebbe a 30 milioni di euro il valore degli immobili sequestrati dalle Fiamme Gialle.
Le perquisizioni sono state 50 tra la Capitale, Napoli e Milano. E tra gli stabili oggetto del provvedimento di sequestro ci sarebbe anche quello che viene ritenuto il «quartier generale» dellorganizzazione, in largo Antonelli nel quartiere Eur.
Per quanto riguarda il modus operandi della banda si può dire che era ormai collaudato: dopo essersi aggiudicati lappalto, i consorzi subappaltavano il lavoro a società di servizi che, ufficialmente, non risultavano essere collegate tra loro. Queste ultime venivano svuotate di tutti i guadagni attraverso alcune operazioni come appropriazioni indebite, finanziamenti o giri bancari. Le stesse società avevano vita breve (circa due anni) e una volta svuotate dei soldi grazie a questo meccanismo venivano intestate a prestanome.
La Guardia di Finanza ha scoperto che, nella maggior parte dei casi, erano malati terminali o immigrati che venivano avvicinati da De Pierro.
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