Dopo la carne, lo spirito. Il business della religione irrompe sulla scena di Hollywood, fin qui in odore di Sodoma e Gomorra e ora pervasa dal profumo duna spiritualità, che rende pure al botteghino. Dal primo semestre di questanno, infatti, nelle sale Usa si moltiplicano i film incentrati sulla fede e sulla religiosità e i biglietti si staccano come foglie dautunno dai rami. Né si tratta di filmetti qualunque: le star trasportate dallonda interiore si chiamano Robert Duvall, Melissa Leo, Martin Sheen, Helen Hunt, Gerard Butler e intanto gli studios fibrillano intorno allerigendo «progetto Mosè», ovvero Gods and Kings, firmato dal mostro sacro Steven Spielberg. Il quale punta a bissare il successo epico di Cecil B.DeMille, quei Dieci Comandamenti con latletico Charlton Heston nel ruolo di Mosè e che nel 1956 fruttarono 80 milioni di dollari: fino al 2000, il kolossal mosaico figurava tra i primi dieci maggiori incassi di tutti i tempi. Per tacere del fatto che la Warner, intimidita dalle proteste della comunità ebraica internazionale, per adesso ha messo nel freezer il dramma epico di Mel Gibson - uno che, sul fronte cristologico, con The Passion ha già dato -, ispirato alla figura di Giuda Maccabeo, controverso eroe ebraico. Va meglio a Darren Aronofsky, visionario regista del Cigno nero, al ciak di partenza con lardito biopic su Noè e la sua Arca.
Un sottogenere di sicuro successo, dunque, prende piede man mano che la recessione avanza. Segno che lAmerica in affanno cerca un messaggio di fede e di speranza, puntando sulla formula collaudata proprio da DeMille, veterano dei «sandaloni» pii: cast di stelle, produzione modesta e messaggi di bontà (il buonismo è altra cosa). Sicché non stupisce che lesordio alla regia dellattrice Vera Farmiga (Tra le nuvole, The Departed) parta dalla «cronaca della difficile vita spirituale duna donna» (sottotitolo), per approdare ad Higher Ground, quel «piano più alto» citato nella Lettera ai Filippesi. Tratto dal romanzo di Carolyn S.Briggs This Dark World, il film illumina lesistenza di Corinne, donna doggi, allinterno della prima comunità spirituale: la famiglia. «Diventare madre mi ha cambiato come artista», dice Vera nel suo blog, spiegando le differenze tra agapé, eros e filìa, tutte nobili forme di amore. E «una volta che sei stato a Utopia la vita non è più la stessa», recita il lancio di Seven Days, dramma sportivo di Matt Russell, col coriaceo Robert Duvall nel ruolo dun cowboy devoto, che nella città texana di Utopia aiuta un giocatore di golf in crisi a ritrovare se stesso. Lo spunto viene da un bestseller sul golf, Golfs Sacred Journay di David L.Cook, mentre Melissa Leo aggiunge un pizzico di glamour.
Unaltra storia - vera - di sport e coraggio, Soul Surfer di Sean McNamara e con Dennis Quaid, rivela che solo pregando la surfista adolescente Bethany Hamilton ha potuto tornare in acqua, sulla sua tavola, dopo che uno squalo le aveva amputato un braccio: 43 milioni di dollari incassati. Poi cè il prete amante degli esplosivi di Machine Gun Preacher, lultimo film di Marc Foster (Quantum of Solace), dove laitante Gerard Butler incarna un missionario, che tra spari e preghiere sconfigge i ribelli africani, costruendo un orfanotrofio a colpi di bazooka: 140.000 dollari con 33 copie appena. Ma è Courageous dei cattolici fratelli Kendrick a stupire: 9 milioni di dollari per 4 uomini, 1 Chiamata (titolo italiano). Laddove quattro poliziotti e padri di famiglia difendono la strada e i figli dallirrompere del Male. Al quarto posto nel box-office americano, Courageous diffonde un preciso messaggio evangelico. Il vento dello spirito, però, non soffia solamente nellAmerica in ginocchio.
Hollywood prega il dio del business
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