Hotel di Milano nella lista nera Onu: è dell’imprenditore amico di Bin Laden

L’accusa: con i proventi dell’albergo Nasco verrebbero finanziate cellule terroristiche

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Nuovo blocco dei conti correnti, congelamento di 90mila euro e ulteriore iscrizione nella black list internazionale dell’Onu come finanziatore di Al Qaida. Insomma, si profilano altri guai per il gruppo dell’imprenditore Ahmed Idris Nasreddin, uno tra i presunti finanziatori della rete di Osama Bin Laden. Nasreddin vanta interessi economici in Italia, titolare di finanziarie e ritenuto già proprietario dell’hotel Nasco di Milano. Stavolta a finire nella lista nera dell’Onu è infatti proprio l’hotel Nasco come figura commerciale e non solo alcune delle varie società che negli anni si sono succedute nella proprietà delle quote e al domicilio dell’albergo.
Il Nasco, accogliente hotel d’affari a quattro stelle in corso Sempione, zona Fiera, sulla carta risulta di proprietà di una società marocchina, la Overseas management di Tangeri, mentre la gestione è affidata alla figlia di Nasreddin, Yasmin, con incarico tramite la Sempione più srl.
L’Onu ritiene che il Nasco sia un vettore per alimentare le cellule del terrorismo islamico. Solo così si spiega la nuova iscrizione disposta dall’Onu e la recente decisione del Comitato di sicurezza finanziaria del ministero dell’Economia di sequestrare immediatamente le disponibilità finanziarie riconducibili all’hotel Nasco.
Il Comitato ha incaricato la polizia valutaria della Guardia di finanza, che nei giorni scorsi ha congelato somme per circa 90mila euro. Chi invece sta cercando di comprendere gestione delle risorse e trasferimenti delle somme è un altro reparto delle Fiamme gialle, sempre a Milano, ovvero gli esperti del Gico. Gli specialisti stanno infatti monitorando da mesi le attività di Nasreddin e le sue operazioni finanziarie per individuare e riprendere i fili dei legami con esponenti del terrorismo islamico. L’indagine è seguita dal sostituto procuratore Luigi Orsi.
Una mezza dozzina di società della galassia Nasreddin erano infatti già finite nelle liste sia dell’Onu sia dell’Ue nel 2003 provocando la dura smentita dello stesso Nasreddin. L’uomo, infatti, pur abbandonando l’Italia e tornando a Tangeri ha sempre negato di aver aiutato i terroristi, sostenendo di aver solo finanziato gli arabi in Italia, i suoi connazionali con contributi alla comunità. Un esempio? Il pagamento degli affitti della moschea di viale Jenner. «Si trattava di 36 milioni all’anno - aveva raccontato - e li ho aiutati».
Di parere diverso, evidentemente sia l’amministrazione americana che non solo non ha mai cancellato alcuna società di Nasreddin dall’elenco ma anzi ora ha ridefinito il nominativo nella cosiddetta lista Bush n. 16 bis, sia l’Onu che ha incluso anche l’albergo.
Rimane comunque singolare che se le autorità civili indicano il Nasco come attività che aiuta Bin Laden, nessun indagine penale da parte di alcuna procura in tutti questi anni ha formalizzato in qualche modo questi sospetti. O ha raccolto indizi con i necessari approfondimenti.

A meno che sia all’Onu, sia negli Usa non siano a conoscenza di elementi non trasmessi alle autorità italiane. Solo così infatti si potrebbe comprendere questo sfasamento tra gli allarmanti provvedimenti amministrativi e le indagini penali.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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