HRW pubblica i nomi degli ufficiali disertori che spararono sui manifestanti

Human Rights Watch ha pubblicato una lista di nomi di ufficiali dell'esercito siriano che avrebbero dato ordine di sparare sui manifestanti. Tra di loro, a parte Assad, suo fratello Maher e altri nomi noti del regime

HRW pubblica i nomi degli ufficiali disertori che spararono sui manifestanti

I disertori, nuove leve dell'Esercito libero siriano, gruppo armato di opposizione al regime di Bashar El Assad, hanno ucciso giovedì 27 militari nel Sud della Siria. Lo ha riferito al canale americano Cnn il capitano Kais Katana, uno dei leader delle milizie d'opposizione. Da settembre, in Siria, quella che a marzo era nata come rivolta popolare sull'onda delle rivoluzioni arabe è ormai diventata un conflitto intestino. I disertori che hanno colpito con un'azione militare un check point nella regione di Daraa sono i protagonisti di un rapporto di Human Rights Watch pubblicato giovedì.

Nel documento, l'organizzazione internazionale rivela i nomi di ufficiali dell'esercito regolare siriano che avrebbero ordinato l'uccisione, la tortura, l'arresto arbitrario di centinaia e migliaia di manifestanti nei mesi passati. "Con tutti i mezzi necessari" è il titolo. Alcuni ufficiali, secondo le informazioni raccolte da Hrw, avrebbero infatti ordinato ai propri soldati di fermare proteste e manifestazioni "con tutti i mezzi necessari". I 74 nomi di ufficiali resi noti sono stati raccolti attraverso interviste a 63 soldati disertori, nelle zone ormai tristemente famose di Daraa, Homs, Hama, ma anche della capitale siriana Damasco, relativamente più calma.

Abdullah, un soldato con il 409° Battaglione, 154° Reggimeto, IV divisione, ha rivelato a Hrw che due comandanti di alto grado, il Brigadier generale Jawdat Ibrahim Safi e il Generale Mohammed Ali Durgham hanno ordinato alle truppe di sparare contro i manifestanti in alcune aree di Damasco. Ahmed, soldato della Guardia presidenziale, ha detto che il Brigadier generale Talal Makhlouf, comandante della 105ima Brigata della Guardia presidenziale, ha dato ordine di "sopprimere la protesta e sparare se le persone avessero rifiutato di disperdersi". Jamal, soldato della stessa Brigata, ricorda di aver sparato a un gruppo di manifestanti a 100 metri di distanza: "Cinque sono stati colpiti, credo che due siano morti", ha detto. Un ex membro delle Forze speciali ricorda di aver ricevuto l'ordine di sparare sulla folla e "usare tutti i proiettili a disposizione".

Un altro racconta di aver udito questa frase da un superiore: "Su 5.000 manifestanti, l'obiettivo è uccidere 15, 20 persone". Da marzo, secondo i calcoli di Hrw, 4.000 persone sono state uccise in Siria dalle forze di sicurezza, che avrebbero portato a termine anche torture, arresti arbitrari, abusi contro la popolazione civile. Secondo le autorità di Damasco, i morti sarebbero 1.200, soldati del regime compresi, e le violenze sarebbero opera di bande armate di terroristi appoggiati da forze straniere. Nel rapporto, i ricercatori di Hrw dicono di avere le prove di episodi di violenza da parte de manifestanti, soprattutto da settembre, con l'entrata in scena dell'Esercito libero siriano, ma che le proteste da marzo sono state per la maggior parte pacifiche. Il presidente Bashar El Assad ha negato le violenze da parte del regime pochi giorni fa in un'intervista.

Ma tra i nomi degli ufficiali responsabili di abusi secondo Hrw c'è anche il suo - in qualità di comandate in capo delle Forze armate - e quello di alti funzionari del regime come il fratello del rais, Maher, comandante della IV divisione dell'esercito, Dawoud Rajiha, ministro della Difesa da agosto, e Assef Shawkat, vice alla Difesa influente figura

nell'establishment dei servizi segreti. Hrw ritiene che per la gravità degli abusi, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe fare appello per il caso siriano alla Corte penale internazionale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica