da Milano
Un po figli della ricchezza che ha finora regalato il mercato immobiliare, un po forgiati e foraggiati dalle banche di cui sono diventati grandi azionisti. Con un tratto sommario potrebbe essere questo lidentikit dei cosidetti immobiliaristi, la nuova pattuglia di protagonisti della finanza italiana che è passata nellarco di una generazione da modesti affari locali a comprare un biglietto di ingresso nelle grandi banche italiane, nella prestigiosa Rcs e in alcuni casi nello stesso tempio della finanza nazionale: Mediobanca.
Complice latteso matrimonio con la soubrette Anna Falchi e un notevole dinamismo ( è dellaltro ieri lannuncio di voler salire fino al 20% nel Corriere) il più noto al grande pubblico è Stefano Ricucci. Figlio di un autista dellAtac, lodontotecnico Ricucci chiude appena diciannovenne i primi contratti immobiliari a Roma. A 27 anni fonda Magiste, la cassaforte che sarebbe poi diventata il perno in un impero immobiliare da 600 milioni (48 milioni lutile netto consolidato dello scorso anno). Da qui sarebbe poi partito quellassalto a Rcs (18% del capitale) che ha costretto allarrocco i grandi soci del Corriere provocando mille illazioni sulla natura del raid dellimmobiliarista capitolino.
Tra azioni, stabili e denaro liquido Magiste vale 1,5-2 miliardi ed è stata protagonista di unescalation inarrestabile: dal «mordi e fuggi» in Capitalia (accolto da una freddura diventata storica del presidente Cesare Geronzi: «Ricucci, chi?») al sodalizio con la Hopa di Emilio Gnutti fino allimpegno in Antonveneta parallelo allOpa lanciata dalla Bipielle dellamico Gianpiero Fiorani.
La passione per le banche batte forte anche nel cuore di Danilo Coppola che, insieme a Ricucci e Giuseppe Statuto, compone la squadra schierata da Francesco Gaetano Caltagirone per difendere Bnl dalle mire del Bilbao e possiede il 2% di Mediobanca. Romano dadozione ma casertano di origine, dieci anni fa Coppola eredita lattività immobiliare del padre trasformandola in un gruppo diversificato. Mette un piede nel calcio con la Roma, racimola il 4% di Bnl, poi la triangolazione con Luigi Zunino che per 185 milioni cede le chiavi di Ipi, una società quotata con un bel parco immobili. Oggi Coppola guida un gruppo radicato, oltre che in Antonveneta, a Milano e Roma (ha comprato il centralissimo hotel Cicerone da Franco Sensi per 70 milioni) con una complessa ragnatela che si perde in holding lussemburghesi dai nomi evocativi e «impenetrabili» come Keope e Sfinge. Il terzo «fratello del mattone» è Giuseppe Statuto. Amico di Coppola e laureato in economia e commercio, anche Statuto ha portato tra i segreti del Granducato gran parte delle leve di comando di un gruppo che nel 2004 ha raggiunto un patrimonio da 1,8 miliardi. Un impero dove, accanto al 4% di Bnl e al probabile 1% di Mediobanca, spicca una delle maggiori concentrazioni di immobili nel triangolo doro della moda milanese.
Per quanto di «lignaggio» diverso rispetto ai primi tre è impossibile infine non citare Luigi Zunino.
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