I bambini sbarrano gli occhi: «Queste statue ci fanno paura»

CONTRO Il direttore Salsi «Non la sposteremo» Rimpallo di responsabilità tra sindaco e assessore

«Tutti in fila! Per mano a due a due!» urlano le maestre nel vano tentativo di tenere a bada l’euforia dei bambini. Oggi per loro è un giorno di festa: invece che stare seduti in classe, sono al Castello Sforzesco in gita scolastica. Fanno merenda sotto il porticato, imbacuccati nei loro colorati piumini, una piccola sosta e via, al Museo di arte antica. Pronti? Comincia il viaggio nella storia di Milano. I bambini passano sotto la Pusterla dei Fabbri per addentrarsi nella storia della città, che si snoda attraverso la Sala del Gonfalone con i suoi arazzi. Si attraversa la Cappella Ducale, tutta affrescata. «Bambini... guardate su, il soffitto»: meraviglia delle meraviglie, ci sono delle foglie dipinte sulle volte. Siamo nella sala delle Asse dipinta da Leonardo da Vinci, «quello dei Navigli» chiosa l’insegnante. Ma a far rimanere a bocca aperta i piccoli alunni della quarta elementare della scuola Santa Caterina di Sesto San Giovanni, non sono gli affreschi leonardeschi ma i corpi tetri, sospesi, i fisici violentati, teste mozzate, braccia e gambe a far mostra di sè su tavoli chirurgici. «Ohhh», i piccoli sgranano gli occhi, stortano le bocche, il sorriso svanisce dai loro volti, si avvicinano a formare un capannello davanti ai pezzi di corpi. «Quell’uomo dev’essere vissuto veramente» dicono indicando Crucifixio, scultura appesa per le braccia e dilaniata dalle ferite. Il travertino sembra animarsi sotto gli sguardi attoniti dei bambini, la vernice rossa si fa sangue, il dolore delle ferite aperte nella pietra rende percepibile lo strazio.
I più grandi, parliamo di studenti di seconda media, ridacchiano, invece, davanti ai corpi nudi, a quelle donne con le gambe divaricate e gli organi genitali in bella vista. «Voi siete maliziosi» li liquidano le insegnanti. Finge indifferenza, per non indurre turbamento nei suoi alunni, l’insegnante dell’elementare Santa Caterina: «Le immagini erano molto forti - commenta all’uscita - certo la maggior parte dei bambini vede di tutto alla televisione, ma mi sono accorta che alcuni alunni sono rimasti turbati». Un cartello all’ingresso che avverta dei contenuti della mostra? «Sarebbe il minimo anche perché, di solito, vengono a visitare il Castello i bambini delle classi terze, quindi ancora più piccoli». Nel frattempo sul tavolo del direttore del settore Musei del Comune, Claudio Salsi, è arrivata la lettera di protesta dei custodi del Castello che chiedono di spostare la mostra perché «chi visita il museo non può aspettarsi una simile esposizione». «La questione è all’attenzione dell’assessore alla Cultura - risponde Salsi - anche se io prima valuterei la reazione del pubblico, perché al Castello abbiamo visitatori molto eterogenei, stranieri, italiani, famiglie, scolaresche e adulti. È un museo di un certo impegno, ha una sua solennità. E la mostra è costruita come un percorso di dolore e di sofferenza del corpo, che ben si inserisce nel contesto museale».
Peccato che nessuno abbia pensato ai bambini, pubblico privilegiato del Castello: nessun cartello all’ingresso avverte genitori - che infatti si sono lamentati - e insegnanti delle immagini crude che li aspettano dentro. «Penso che la soluzione migliore sia mettere un cartello di avvertimento all’ingresso del museo - conclude Salsi -. Non sposteremo la mostra prima di avere valutato complessivamente la reazione del pubblico».

Degli sguardi atterriti dei bambini dei nessuno si vuole prendere la responsabilità: Letizia Moratti, infatti, rimanda al suo assessore, l’assessore è troppo impegnato in una missione internazionale per prendere posizione.

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