I Berliner e Riccardo Muti incantano Bologna

Palazzetto tutto esaurito, pubblico scatenato in un tifo da stadio. L'orchestra esegue Brahms e Verdi

I Berliner e Riccardo Muti incantano Bologna
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Bando alle classifiche, hanno senso nello sport dove il cronometro e chiari parametri assicurano l'oggettività dei risultati. Che l'Orchestra dei Berliner Philharmoniker sia la numero uno o due non conta, l'arte non si misura. Una cosa però è certa, è un complesso che ti inchioda alla poltrona. Dietro c'è la storia: classe 1872, nacque un anno dopo la Germania di Bismarck. Fieri di ciò, i Berliner festeggiano il compleanno del primo maggio con un tour fuori confine, quest'anno approdo in Italia. O meglio, scelto il condottiero, Riccardo Muti, giovedì hanno fatto tappa nel suo luogo del cuore, Bari, e il 2 maggio hanno aperto il Bologna Festival. Dettaglio non da poco, hanno accettato di far musica al PalaDozza di Bologna, il palazzetto di pallacanestro costruito con la fretta e la furia degli anni 50, grigio e austero, antitesi dell'Italia del Bello. Mani ai capelli alla notizia del luogo, poi la rassicurazione che la camera acustica avrebbe fatto miracoli, e così è stato. La cronaca è quella di una serata con oltre 3500 spettatori, una decina dei quali svenuti per l'afa (poveri Berliner in frac e sotto i riflettori), e un ricavato di 200mila euro per enti non profit. Il costo dell'evento è stato sostenuto da Francesco Bernardi, patron di Illumia, tra i mecenati di punta di un Festival voluto dall'imprenditoria cittadina. A conferma il parterre di capitani d'azienda e consorti d'allegra eleganza. Presenti, tra gli altri, il sindaco, l'assessore alla cultura e il sottosegretario alla cultura Mazzi.

Ovazioni, tifo da stadio, con tanto di òla per una Seconda Sinfonia di Brahms che profuma di Vienna, così la vuole Muti e così l'hanno tradotta i Berliner. Che abbiamo scoperto curiosissimi di un Verdi raramente fatto in questo modo, erano in programma i Ballabili dai Vespri Siciliani. E prima, viaggio tra le vette svizzere del Guglielmo Tell (ouverture), del fragore del temporale rimarrà nell'orecchio il tàca-tàca-tàà degli ottoni. O meglio nell'anima perché «la musica è il pane dell'anima» ha detto Muti a chiusura di concerto.

«Questa è un'orchestra tedesca, però composta da professori da tutto il modo, uniti dallo stesso spirito e entusiasmo, uniti dal fare musica». Questa è l'Europa, la nostra cultura. In tal caso non vaso di coccio tra i vasi ti ferro d'America e Cina.

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