Roberto Bonizzi
Due ore «sotto torchio» da parte di 150 ragazzi e ragazze di elementari e medie. Loggetto di tante attenzioni è Bruno Simini, assessore allEducazione e allInfanzia, che davanti ai bambini snocciola sorrisi, raccomandazioni, risponde a (quasi) tutte le domande. Passa così la mattinata dedicata al «question time» degli studenti. Uniniziativa promossa da Arciragazzi, inserita nella giornata nazionale per i diritti dellinfanzia di domenica. Il «botta e risposta» a Palazzo Marino fa parte degli appuntamenti pensati per ricordare ai ragazzi il diritto alla partecipazione. Il programma è articolato intorno ai principi fondamentali della Convenzione internazionale per i diritti dellinfanzia: salute, cultura, uguaglianza, gioco e, appunto, partecipazione.
«Questi ragazzi dimostrano coscienza e senso civico» commenta Simini. Di fianco a lui, una bimba di quarta elementare rispiega ai giornalisti quello che ha già detto allassessore: «Milano non ci piace quando è sporca, quando i cani lasciano ricordini sui marciapiedi, e i vandali spaccano i giochi e le panchine». «Devono smetterla di scrivere sui muri» chiarisce il vicino di posto. «Chiedono ordine e rispetto delle regole - continua lassessore -, questo ci fa ben sperare per il futuro».
Nel pentolone delle richieste dei ragazzi, qualche suggerimento di presidi e insegnanti. «Dopo il lieve terremoto i muri della nostra classe hanno qualche crepa» dice un capoclasse. «Nel nostro giardino non ci sono più fiori» si lamenta una classe. Simini sorride, distribuisce risposte come caramelle: «Le scuole sono controllate, le crepe non rappresentano un pericolo». Poi: «Ragazzi, stiamo spendendo molto per ristrutturare le scuole in questi anni. Dovete capire che prima vengono i lavori fondamentali, dopo penseremo anche agli arredi e ai giardini. Purtroppo non possiamo permetterci di mantenere tutte le proprietà del Comune: dobbiamo scegliere e migliorare quelle su cui decidiamo di puntare». Sul palco si alternano i «rappresentanti». Le fanciulle sono in maggioranza. «Qui servirebbero le quote azzurre», butta lì Simini, ma questa la capiscono gli insegnanti. Una critica mette daccordo la platea: «In mensa si mangia male». Poi si passa allintegrazione. «Nella mia classe - dice una ragazza di terza media - ci sono alcuni giovani extracomunitari che hanno bisogno degli insegnanti di sostegno per la lingua, ma non ci sono».
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