«I bimbi terrorizzati si rifugiavano da noi»

«I bimbi terrorizzati si rifugiavano da noi»

(...) Pietro Pintus, 61 anni, neuropsichiatra infantile, di origine sarda, che abita in salita Sassi con una collega. Milza spappolata, ferite a fegato e polmone. Sotto i ferri per oltre quattro ore è rimasto ricoverato con prognosi riservata al San Martino, ma dovrebbe farcela.
A sparargli è stato un giovane, dicono subito i carabinieri. Movente ancora incerto. Ma il killer, descritto come un uomo con capelli riccioli neri, di origine sarda come il ferito, è riuscito tranquillamente a scappare continuando a seminare terrore e panico in città. Fino alla tarda serata, quando finalmente viene catturato al terminal traghetti: sarebbe un parente della vittima, un ventottenne che stava cercando di imbarcarsi per tornare in Sardegna. Ma la paura è stata vissuta soprattutto nelle delegazioni del ponente dove lo hanno visto sfrecciare sulla sua auto, parzialmente identificata grazie a un testimone. Pistola in pugno e mitra nelle mani, decine di pattuglie di carabinieri hanno organizzato una rete di posti di blocco. Una ragnatela per una caccia all'uomo quasi mai vista a Genova. Decine i carabinieri impegnati nella vasta operazione coordinata dal colonnello Graci. Il centro è stato risparmiato, mentre tra Sampierdarena, Cornigliano, Prà, Pegli e Voltri, si sono impegnate anche le auto civetta dell'Arma. A dare una mano ai colleghi anche poliziotti e finanzieri. «Il killer - spiegavano alcuni pazienti e medici del palazzetto della salute - gira armato per la città. Abbiamo paura. Fino a che non sono arrivati a tranquillizzarci i carabinieri non sapevamo se potevamo entrare negli uffici della Asl. Qualcuno ha deciso di ritornare a casa».
Appoggiata sul cruscotto, il giovane che ha tentato di uccidere Pietro Pintus aveva una calibro 45. Un'arma semiautomatica. Una pistola di grosso calibro, mica una 22 da tiro a segno. Secondo alcuni testimoni indossava una maglietta rossa. Altri dicono gialla o arancione. I capelli ricci li hanno notati un pochino tutti. Anche dopo il fermo al terminal i carabinieri non hanno svelato l’identità dell’aggressore: si tratta di un sardo, Pietro C. di 28 anni, nipote della vittima, ma ulteriori informazioni sono state tenute riservate in attesa di tutti gli accertamenti sulla pistola.
I carabinieri sono intervenuti praticamente subito. Sono stati avvertiti dagli stessi colleghi di Pintus che hanno chiamato, in contemporanea, anche il 118. La prima auto a luci blu è schizzata verso la Fiumara in una manciata di minuti. Poi gli interrogatori e subito il via all'operazione caccia al fuggiasco con l'impiego di decine di uomini e posti di blocco con pistola in pugno. «Sembravano calci a un bidone dell'immondizia - raccontano i colleghi di Pintus, Roberto Ghiorzi e Leonardo Pedano - invece erano spari. Alcuni pazienti e i bambini si sono rifugiati nei nostri studi medici mentre facevamo le vaccinazioni. I bimbi erano terrorizzati. Noi avevamo tanta paura, ma allo stesso tempo eravamo preoccupati per Pintus. Lui era cosciente. Il killer è andato a colpo sicuro.

La vittima è caduta di spalle colpita da due proiettili. Per fortuna l’aggressore è scappato e una collega è riuscita a tamponare le ferite. Pintus parlava pochissimo. Quasi rantolava. Poi l'ambulanza è arrivata nel giro di un paio di minuti e l'ha portato via».

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