Sepolti per oltre un secolo fra i faldoni di musica manoscritta dellArchivio del Margravio di Brandeburgo e finiti poi nella Biblioteca di Berlino dove sono tuttora conservati, i «Sei concerti con diversi strumenti» - nello stile del concerto italiano, «grosso» e «solistico» - vennero alla luce soltanto con la prima pubblicazione a stampa, nel 1850, a centanni esatti dalla morte del suo autore, Johann Sebastian Bach.
La denominazione di «Concerti Brandeburghesi» è successiva alla loro riscoperta, risale precisamente al 1878, ed è da imputarsi allo storico Philip Spitta che, nella sua fondamentale biografia bachiana, suggerì la nuova titolazione, non autentica, semplicemente desumendola dalla dedica della raccolta a Christian Ludwig, Margravio di Brandeburgo, che laveva richiesta al musicista, probabilmente nel corso di un loro incontro - a Karlsbad o a Berlino - nel 1719, e che Bach gli inviò soltanto il 24 marzo 1721, con devota dedica.
Lesame dei sei concerti ci fa supporre che il Margravio, per la cui cappella erano stati richiesti, disponesse di musicisti molto bravi, padroni dei rispettivi strumenti, alcuni dei quali (come i «Corni di caccia» o il Trombino, altrimenti detto «Clarino», strumenti anche rari) esigevano una perizia tecnica non proprio comunissima allepoca.
Oggi i «Brandeburghesi» compaiono assai spesso nei concerti; questa sera lAccademia di Santa Cecilia, per la sua stagione da camera, eccezionalmente spostata nella grande Sala Santa Cecilia dellAuditorium, con linizio anticipato alle 20.
Questa sera alla Sala Santa Cecilia del Parco della Musica. Biglietti da 17 a 30 euro. Info: 06.8082058.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.