«Tu vuoi da me dei consigli per gli acquisti?». Beau Toskich abbassa gli occhialoni da guru americano, guarda fisso negli occhi il suo interlocutore e insiste: «È il termine giusto, aiuta il candidato a muoversi sulla mappa per manovrare meglio il veicolo verso il traguardo elettorale».
Ha senso parlare di «prodotto» in campagna elettorale?
«Da dove vengo io, quando credi in quello che senti dici lo compro. Non spendi se non vedi valore e non compri se non sei convinto».
E allora cosa bisogna fare per farsi «comprare» dallelettore?
«Sei in uno showroom a fianco del tuo rivale per contrastare le tue caratteristiche, svelare le tue imperfezioni e pesare i tuoi pregi. La battaglia per il cuore dellelettore si vince quando lui compra il tuo messaggio, non il suo».
Ok, proviamo. Il ministro Luca Zaia, alla sua prima uscita ufficiale come candidato governatore del Veneto ha detto: «Prima i veneti, poi tutti gli altri».
«Complimenti. Brutalmente onesto e disarmante. Ha il gusto di padroni in casa nostra, che dice preferisco la mia squadra. Leleganza dellaudacia».
Sui poster Renata Polverini, la candidata Pdl del Lazio, ha scritto: «Con te».
«Mah, migliorabile. Mi piace la velocità ma il messaggio è vago. Tu sei con me? Ok. Ma perché io devo stare con te?».
Roberto Formigoni: «Sarò innovativo ma continuerò a correre velocemente sulla strada delleccellenza già tracciata». Che ne pensa?
«È un messaggio forte come lui. Vado a caccia del nuovo ma non mollo quello che ho già provato. Bisogna stare lontano dagli ammortizzatori tradizionali che rendono il consiglio elettorale sicuro ma stanco, che rubano il fuoco dal punto e tolgono il morso alla parola».
Come imposterebbe una campagna elettorale?
«Con la strategia delle 3 M: messaggero, messaggio e media. Il candidato è il messaggero. Lui consegna il suo messaggio allelettore tramite i media a due livelli, verbale e non verbale. Come ho spiegato nel mio libro Verbal Driver (Sperling & Kupfer), per coltivare una comunicazione competitiva bisogna lavorare sulla velocità, dire molto con poche parole, sullimmagine, per sviluppare un vocabolario visuale, e sul suono per uscire dalla pianura del parlato».
E quando si dice una fesseria? A volte la velocità è nemica della politica...
«Ricordo losservazione rozza di un politico dopo il recente agguato a Silvio Berlusconi (Antonio Di Pietro disse «se lè cercata», ndr). Una volta uscite dalla tua bocca, le parole non sono più tue, sono proprietà del popolo. Non si possono rimettere dentro. Col tempo magari si dimenticano, ma non si scorda la ferita emozionale prodotta. La comunicazione non verbale aiuta a essere piacevoli perché la lingua del corpo coinvolge anche lattitudine e la personalità. È una qualità che ha eletto molti candidati».
E se uno non è proprio Robert De Niro?
«Per fare parlare il corpo basta un candidato speciale con un consulente creativo... ».
Questa è autopromozione, però
«(sorride) Non basta comunicare i tuoi valori. Per guadagnare la credibilità bisogna anche vivere i tuoi valori. I due diventano forti quando parli come cammini e cammini come parli».
E questa è la seconda M, il messaggio...
«Un candidato deve sviluppare una bandiera verbale per la sua campagna. Uno slogan originale che domini il suo poster e la sua comunicazione ed esprima, con una lingua veloce, giovane e a colori, chi è lui e qual è la sua agenda per migliorare la qualità della vita del cittadino. Il candidato deve essere preparato a rispondere con credibilità alla sigla dellelettore Ccg: Cosa Ci Guadagno, se metto la croce sul tuo nome?».
E da quello che ha visto e sentito in giro chi ha qualche chance, secondo lei?
«In questi giorni ci sono troppi poster sui muri delle città italiane che dicono Insieme. Parola ormai scontata e senza denti, con una percezione pericolosa. Bisogna uscire dalle scatole stanche e cercare una lingua fresca».
Per dire che cosa?
«È la terza M, i media. In una campagna elettorale le parole produttive sono le parole che ti fanno vincere. Le parole che sono media friendly, citabili. Che suscitano pensiero sulla carta e emozione sullo schermo. Che distinguono il tuo messaggio. Che spostano la tua strategia da anchio a solo io. Che ti staccano dal mucchio».
Tipo?
«Le parole forti possono cambiare la storia.
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