I cani sentono prima quando il padrone avrà una crisi epilettica

In alcuni centri gli animali sono addestrati a riconoscere i primi sintomi e ad avvisare

I cani sentono prima quando il padrone avrà una crisi epilettica

Questione di fiuto. E di attenzione. Meglio: di dedizione. Quando stiamo male il nostro cane se ne accorge. Lo abbiamo sempre saputo. Ma forse non sappiamo che negli ultimi anni stanno fiorendo le pubblicazioni scientifiche e gli addestramenti mirati.

La ricerca veterinaria si interroga sempre più sulle percezioni «straordinarie» dei nostri amici a quattrozampe. E prova a spiegarle.

Un cane si accorge se il proprietario malato di diabete ha un innalzamento della glicemia. E lo avvisa in tempo. Lo stesso accade per chi soffre di epilessia. È il cucciolo di casa che avverte il padrone che sta per avere una crisi.

Percepisce anche i più piccoli cambiamenti, impercettibili per noi, e li comunica al momento giusto. Lo abbiamo visto nella serie televisiva «Zoo» su Netflix. La figlia dello scienziato protagonista, Clementine di 9 anni, riceve messaggi dal suo labrador quando sta per sopraggiungere una crisi epilettica. L'abbaiare caratteristico del cane e i toccamenti con il muso le permettono di sdraiarsi a terra su un fianco. E di riprendersi incolume. Abbiamo chiesto al medico veterinario Alberto Cauduro, neurologo al centro Neurovet di Legnano, come si possano spiegare queste percezioni. «I cani comunicano con il corpo e colgono qualsiasi cambiamento, anche quelli che a noi sembrano insignificanti. Un movimento diverso delle palpebre, una smorfia insolita del viso, l'odore della pelle che si altera all'improvviso, la sudorazione più diffusa. Per l'animale sono segnali da interpretare. E a questi risponde, o abbaiando o anche con gesti aggressivi».

Tutti i cani hanno queste percezioni? «Sì. Da vent'anni a questa parte - quando mi occupai dell'argomento per la tesi di laurea - gli studiosi si sono interrogati sempre di più di su questi fenomeni. E sono nati i primi centri di addestramento, i service dog pensati proprio per educare i cani delle persone con disabilità. In sostanza si ottimizzano alcune qualità innate degli animali e si insegna loro a chiamare i parenti o i vicini, talvolta anche ad aprire le porte. In Italia se ne occupa il centro Il Biancospino, nel Pavese».

Vi sono razze più adatte a questo addestramento? «In genere si preferiscono i più mansueti come i labrador e i golden retriever che sono facilmente gestibili».

Per quali malattie? «I service dog funzionano per epilessia e diabete ma si educano quattrozampe anche per le persone sorde, sono gli 'hearing dogs' che ricevono le comunicazioni a gesti. Si tratta di disabilità che non possono guarire del tutto ma migliorare. E in questo l'aiuto del cane è determinante. Chi soffre di epilessia si autolimita in pubblico, evita le situazioni sociali perchè sa che potrebbe assumere comportamenti imprevedibili oltre che pericolosi: poter contare sul sostegno del proprio cane diventa importante, è qualità di vita».

Un animale così addestrato è anche un supporto di pet therapy, diventa un compagno di vita, uno di casa.

Non solo. Spiega Cauduro che gli scienziati si sono dedicati a questo filone di ricerca incuriositi dal famoso fiuto del miglior amico dell'uomo. «In particolare si voleva dare una spiegazione al fatto che alcuni animali si accorgono dell'arrivo del proprio padrone, anche a orari diversi e con un notevole tempo di anticipo. Venne osservato un cane inglese della città di Manchester. I ricercatori provarono a ingannarlo, usando loro l'automobile familiare e cambiando l'orario del rientro.

Niente da fare: il cane riconosceva sempre il momento preciso dell'arrivo del suo padrone».

In questo caso il cane non legge i segnali del corpo, quale spiegazione hanno dato i ricercatori? «Non l'hanno ancora fornita. I cani hanno percezioni che ancora non abbiamo svelato». Già. Capacità straordinarie.

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