Controcultura

I canti di fede di Bocelli (con l'inedito di Morricone)

Il disco "Believe" è una miniera musicale da un inedito Puccini fino alla rivisitazione di "Halleluja"

I canti di fede di Bocelli (con l'inedito di Morricone)

Lui parte subito in quarta e si capisce che è entusiasta di questo disco: «L'idea mi è venuta rimanendo in casa durante il lockdown, quando non c'era alcun modo di evadere... Dopo tanti dischi rivolti all'amore e ai sensi, avevo voglia di cantare per lo spirito». Esce Believe, una delle opere più preziose di Andrea Bocelli perché la sua voce è intensa e comunicativa più del solito e perché in scaletta ci sono rarità, reinvenzioni, brani inediti. Come Inno sussurrato, che è con tutta probabilità l'ultima composizione di Ennio Morricone visto che è stata abbozzata poche settimane prima della scomparsa: «Lui aveva in mente di farne una preghiera e questo è stato quasi un presentimento». In questo caso il testo è stato fatto da Pacifico e si adatta bene a un brano in crescendo arricchito da un coro di voci adulte e bambini .

«Believe è un disco tremendamente vario», spiega Andrea Bocelli dalla sua casa di Forte dei Marmi: «Affronto composizioni di Bizet, Tosti, Faurè, Mozart, Malavasi. E ci sono brani che mi riportano alla mia infanzia, ai ricordi di un periodo della mia vita che è così lontano ma resta sempre vicino a me». Ad esempio quel Mira il tuo popolo che, scherzosamente, Bocelli (che il 12 dicembre terrà un concerto in streaming dal Regio di Parma) definisce «una hit delle processioni sacre. Ricordo le luci delle candele e quel senso di tepore domestico che avvolgeva le festività. Questi brani aiutavano a vivere con maggiore convinzione l'esperienza della fede». Cantandola, gli è venuta in mente la sua infanzia, quando usciva per le strade di Lajatico e sentiva questi cori «di anziani stonati e appassionati».

C'è molto qui della sua vita di artista partito lentamente dai pianobar della Toscana e poi arrivato a essere il tenore più popolare del mondo. You'll never walk alone (da Carousel) è il brano che apre questo disco spirituale, il primo dopo Arie sacre, uscito 21 anni fa e tuttora il più venduto di sempre nel mondo: 5 milioni di dischi, una cifra enorme per questo tipo di opere. Quando Bocelli si sgancia dal pop e spazia nella libera interpretazione è probabilmente uno degli artisti più entusiasmanti. Qui c'è una Amazing grace con la stratosferica Alison Krauss e ci sono più incontri con il mezzosoprano Cecilia Bartoli, altra fuoriclasse italiana che si ascolta in Pianissimmo, in Gratia Plena (dai titoli di coda di Fatima di Marco Pontecorvo e in una potentissima I believe «che era nata con lei, ma la prima versione non l'aveva convinta. Ora l'abbiamo ricantata e ci è piaciuta», spiega Bocelli, che in questi mesi di sosta forzata ha ripreso a suonare il pianoforte con sempre più curiosità. Si sente anche nella versione di Ave Maria, alla quale ha dato una impostazione inedita. Oppure in un tesoro come Fratello Sole sorella Luna (Dolce è sentire) di Riz Ortolani dall'omonimo film di Zeffirelli. Insomma, è un Bocelli più trasversale, forse il più trasversale di sempre, per lo meno su disco. In Angele Dei, composizione di Puccini appena scoperta e composta senza testo, il tenore ha voluto aggiungere le parole di una preghiera per l'angelo custode.

E che ci sia molta più ispirazione nel canto di Bocelli lo conferma anche la versione di Halleluja di Leonard Cohen, un superclassico che qui rivive in una forma di duetto con Bocelli che canta in due lingue, italiano e inglese. In una fase nella quale pochissimi sperimentano nuove soluzioni, stavolta il coraggio è stato premiato: gran bella versione anche se, come con cautela spiega lui, «forse ho tradito lo spirito iniziale di Cohen». Sarà, ma non sembra: il coinvolgimento e l'intensità di questo capolavoro forse rinascono, ma di certo non vengono traditi. In poche parole, Believe è un disco incatalogabile che può essere ascoltato e compreso a ogni latitudine e conferma la rinnovata vena creativa di questo eterno ragazzo sessantenne che, tra l'altro, sta pure scrivendo una raccolta di romanze per violino a pianoforte. Le conseguenze dell'isolamento forzato, si direbbe. «In realtà vivo male questa sosta. L'ho sognata per anni, ma avrei preferito deciderla da solo e non esserne obbligato da una situazione del genere». In questi mesi «mi sono fatto le domande più importanti, chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. E ho letto molto». E non romanzetti qualsiasi.

Una delle letture che lo hanno più colpito è stato L'Evangelo come mi è stato rivelato della mistica Maria Valtorta che lo hanno colpito «per la profondità di ciò che è riuscita a scrivere una donna inchiodata a letto da quando aveva 22 anni. Allora (intorno al 1960 - ndr) non c'era Wikipedia eppure la commissione voluta dal Pontefice non ha riscontrato nessun errore in quelle 5500 pagine...». Perciò adesso Andrea Bocelli si sente di rinnovare un suo appello costante: «Approfittate di questi momenti per appropriarvi di qualcosa che nessuno potrà togliervi: la cultura». Leggere, informarsi, approfondire. «Anche la fisica quantistica dice che ogni cosa suscita una reazione dello stesso segno. Dal bene deriva il bene, dal male il male» La cultura insomma crea positività. E Bocelli cita Tolstoj: «Se qualcuno ha dubbi sull'inscindibilità di intelligenza e altruismo, osservi all'altro estremo come vanno sempre insieme stupidità ed egoismo».

Come negarlo.

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