I cardiologi che riaprono le arterie

A Siena, nell'abbazia di Spineto, si sono riuniti nei giorni scorsi i venti cardiologi interventisti che dirigono in Italia i più qualificati e dinamici Centri di emodinamica per la sostituzione valvolare aortica con Corevalve. In pochi anni, con le loro metodiche innovative, hanno rivoluzionato la cardiologia tradizionale, aprendo nuovi orizzonti alla medicina invasiva. Con una sonda speciale (un catetere) questi cardiologi ad alta specializzazione entrano con interventi sempre più sofisticati nelle nostre arterie liberandole dalle placche aterosclerotiche e da tutti quegli elementi che rischiano di arrestare il flusso sanguineo. Oggi si eseguono annualmente in Italia 260mila coronarografie e 130mila angioplastiche, di cui 23mila in presenza di infarto miocardico. Sono interventi che consentono di evitare quelli cardiochirurgici tradizionali. Tra i primi al mondo, i cardiologi italiani hanno eseguito negli ultimi due anni più di 400 interventi per la sostituzione delle valvole aortiche, tramite il passaggio di un catetere e con leggera anestesia locale al punto di inserimento, senza alcun dolore per il paziente. Il primo di questi interventi è stato eseguito a Catania a metà del 2007 dal professor Corrado Tamburino (da allora ne ha effettuati 70), ordinario di cardiologia all'università di Catania, presidente della Società italiana di cardiologia invasiva, primario all'ospedale Ferrarotto. A Brescia, Pisa, Firenze, Bologna, Milano, Roma e Padova, sono ubicati gli altri maggiori Centri (sono 19)per la sostituzione della valvola aortica (info@endotech.it). «E' un intervento che dura meno di un'ora. Il paziente dopo due giorni è già in grado di alzarsi e dopo 5-7 giorni è dimesso dall'ospedale. Nel 98% dei casi i risultati intraospedalieri che si ottengono sono eccellenti. La stenosi aortica degenerativa è una malattia - precisa il professor Tamburino - tipica della terza età. Dopo i 75 anni colpisce il 4% degli italiani, ha una evoluzione rapida: la valvola si restringe impedendo il passaggio del sangue dal ventricolo sinistro all'aorta. I primi sintomi sono l'affanno (con facile affaticabilità che impedisce di compiere qualsiasi sforzo anche solo salire un piano di scale), il dolore anginoso, la sincope, causata da un afflusso limitato di sangue al cervello. Questi segnali, se non si interviene, portano al decesso entro cinque anni. Con un catetere impiantiamo una valvola biologica porcina (Corevalve) montata su un supporto realizzato con una lega al titanio-nikel. Il supporto, una volta inserito, si autoespande, ancorandosi alle pareti dell'aorta. In Italia, secondi in Europa, curiamo anche l'insufficienza mitralica, grazie all'impianto di clip che limitano le escursioni eccessive della valvola determinando la sua insufficienza. Siamo all'avanguardia in queste metodiche non traumatiche che si diffonderanno presto curando migliaia di pazienti e ridando qualità e anni di vita a malati che a causa dell'età e dello stato fisico non potrebbero neppure affrontare un intervento chirurgico tradizionale».
I cardiologi interventisti si sono dedicati anche alla cura di patologie meno comuni, come la pervietà del forame ovale, una variante anatomica che viene diagnosticata con l'ecocardiografia sia nei giovani sia negli adulti. È causa di molti stroke che si manifestano in giovane età e di cefalee con aurea. «Un italiano su quattro - aggiunge il professor Tamburino - ha questa variante anatomica che, nella maggior parte dei casi non richiede l'intervento di chiusura del foro anomalo nel cuore tra l'atrio destro e quello sinistro. L'intervento dura meno di 15 minuti». Nelle sale di emodinamica si curano numerose altre patologie: si interviene sulle carotidi che minacciano l'occlusione e si ottengono risultati eccellenti, si curano le arterie renali ristrette e le occlusioni che colpiscono gli arti inferiori manifestando patologie come la claudicatio intermittens o mal della vetrina perché costringe i pazienti che accusano forti dolori agli arti inferiori a prolungate soste davanti alle vetrine, aspettando che il dolore passi. L'ultima frontiera dei cardiologi interventisti è rappresentata dalla cura del piede diabetico. L'intervento riesce a ripristinare la funzionalità del microcircolo degli arti inferiori.
L'importanza dell'attività e delle capacità dei cardiologi interventisti che con molto coraggio ottengono risultati impensabili è ricordata da un paziente diabetico al quale i medici di un ospedale avevano diagnosticato la necessità di amputare il piede, per evitare la cancrena. Dopo notti di angoscia e disperazione quel paziente anziano si è recato da un cardiologo interventista di grande esperienza che ha accettato di intervenire. Il sangue ha ripreso a circolare. L'infezione si è arrestata. La gioia di vivere è tornata.

Quell'anziano non ha dovuto subire il trauma che colpisce ogni anno 15mila italiani diabetici: l'amputazione di un piede. L'innovazione e il coraggio di alcuni clinici fa avanzare la conoscenza. Il dolore e la disperazione sono i veri nemici di molti medici.

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