Niente ipocrisie, stavolta. La ragazza che avrebbe lanciato il fumogeno si chiama Rubina Affronte. È di Firenze, ha 24 anni, studia psicologia e il padre è un pm. Non è una pazza. Non è disperata. Non la si può liquidare con una camicia nera. Rubina Affronte è la logica conseguenza di quello che le hanno raccontato.
Quelli che ora tutti chiamano squadristi non sono figli di nessuno. Non sono sedicenti «no global». Non sono piombati qui da un pianeta straniero. Non sono fascisti. Non sono rozzi. Non sono qualunquisti. Non sono barbari. Non sono compagni che sbagliano. Quelli che a Torino hanno messo al rogo il giubbotto di Raffaele Bonanni, leader della Cisl, hanno padri e madri, maestri e confessori, filosofi, moralisti e protettori. Non facciamo finta di non sapere cosa leggono, cosa scrivono, in quale cultura sono cresciuti, come guardano il mondo e come vogliono purificarlo. Quello che sostengono non è roba clandestina. Nelle loro parole trovi qualcosa di Travaglio, di Grillo e di Di Pietro. È merce che sfogli tutti i giorni sui giornali. È luogo comune. È chiacchiera da salotto buono. È satira. È pulpito. È l’indignazione dei soliti intellettuali orfani di un certo Novecento. È l’antico anatema di chi odia il capitalismo e dai tempi di Savonarola bestemmia contro il denaro, contro mammona, contro quel demonio chiamato mercato, contro il profitto. Loro, i no global, no Tav, no ogm, no atomo, no tutto, ci mettono petardi, rabbia e nichilismo.
Chi sono questi ragazzi? Resistenti. Reazionari. Giacobini. Sono cresciuti con l’idea che il mondo sia un brutto posto in cui vivere. Sono convinti che l’umanità, tranne pochi eletti, cioè loro stessi, sia solo carne per vermi. Leggono tutti gli apocalittici in commercio e aspettano la fine del mondo. Non hanno avversari ma nemici. Marchionne per esempio. Ha detto alla Cgil: o si lavora o Pomigliano chiude. Ha minacciato di andare a costruire auto da un’altra parte. È perfetto. Marchionne è il nemico. Bonanni pure. La Cisl è il sindacato che ha firmato. È il sindacato giallo. È il sindacato dei padroni. Sono accuse da secolo scorso? Vero. Ma queste parole i ragazzi con il petardo in tasca non le hanno acquistate sulle bancarelle dei libri usati. È roba di oggi, riciclata nelle dottrine dell’antiberlusconismo militante. La Gelmini affama i precari della scuola. Brunetta brutalizza gli statali. McDonald’s è un clone di Darth Vader in Guerre Stellari. In Italia non c’è libertà di stampa. Berlusconi è il grande dittatore. La democrazia è uno spot pubblicitario. Il consumismo ha inquinato il mondo e i martiri del cavaliere nero sono costretti a predicare il loro destino dalle carceri virtuali della tv di Stato. Chi predica non fa reato, ma gli «squadristi» si abbeverano a questa visione del mondo. Ecco perché disprezzano Bersani e la sinistra. Non li capiscono. Non capiscono neppure giornalisti, intellettuali e comici arringanti. Come, si chiedono, voi descrivete la miseria del mondo e poi non fate nulla? Dite che Berlusconi è il male assoluto e Marchionne un bastardo e poi andate a pranzo con loro? Vigliacchi. La violenza dei «buoni» non è mai cattiva. È resistenza.
Gli squadristi rispondono a un mondo che qualcuno sta raccontando male. Non sono alieni. Se Di Pietro dice che Berlusconi è un tiranno, il rischio è che qualcuno lo prenda sul serio. E se poi spara non dite che vi ha capito male.
Questi qui sono i rampolli degli «illuminati». Sono i figli di quelli che ti chiamano pennivendolo. Un termine che trovi solo sui loro blog e su certi giornali. Non si nascondono. Il terrorismo non gli fa paura. Il loro centro sociale è una firma. Askatasuna. Euskadi Ta Askatasuna. Eta. Terrorismo basco.
Non chiamateli squadristi. Parlano come voi. Sono sicuri di avere gli operai, i precari, gli insegnanti e i magistrati dallo loro parte. E odiano i vostri stessi nemici. Resistere, resistere, resistere.
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