Nel 2001 Silvio Berlusconi conquistava il governo italiano con una vittoria schiacciante frutto di una bellissima campagna elettorale contrassegnata con un contratto (qualcosa di scritto, non una semplice propaganda politica, ma una vera e propria intenzione di fare). Contratto che, nonostante le mille difficoltà (11/9, guerra in Irak, euro, disavanzo di bilancio dello Stato, scioperi organizzati ad hoc, etc. etc), ha nella gran parte rispettato ed onorato, lasciando un Italia, certo non nel benessere, ma sicuramente meglio di come l'aveva trovata.
Tuttavia, il valoroso Prodi, con una campagna elettorale basata sulla pura demagogia e sulla descrizione di una realtà italiana allo sfascio economico e sociale, è riuscito a convincere con il suo piacente (o piacione) sorriso quasi la metà degli italiani che l'Italia era da cambiare e che Lui era il salvatore della patria.
Oggi, a poco più di 100 giorni di governo, ne abbiamo viste di tutti i colori: un comunista alla Camera, un comunista alla presidenza della Repubblica, più di cento tra ministri e sottosegretari di governo, guerra in Libano, riforma di liberalizzazione (o di favoritismo per le amiche coop?!) e tante tante polemiche interne alla coalizione di sinistra.
Ed ecco, a culmine di tutto ciò, la Finanziaria, che comporterà un sostanziale crollo della crescita economica del nostro Paese.
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