I centri d’accoglienza? Come un buco nero per le casse dello Stato

In Migrazione ha stilato un rapporto sui Cas, analizzando i bandi delle prefetture per l’apertura e la gestione delle strutture

I centri d’accoglienza? Come un buco nero per le casse dello Stato

Ben 85 bandi di gara d’appalto su 101 indetti dalle prefetture italiane per aprire e gestire un centro d’accoglienza vengono bocciati. A dirlo è il primo rapporto sui Cas – Centri d’accoglienza straordinaria – scritto da In Migrazione, per valutare i costi e gli sprechi della macchina solidale italiana. Che è più che ingolfata.

Perché, in primis, solo 16 bandi di gara raggiungono la sufficienza, mentre 64 sono carenti e 21 risultano essere molto scarsi. Insomma, l’85% è insufficiente e inadeguato. Appalti pari alla bellezza di 178.338 posti e a oltre il 90% della capacità totale della cosiddetta "prima accoglienza", caratterizzate, guarda caso, da forti ritardi burocratici nell'espletamento di tutte le procedure, che si tramutano in ulteriori aggravi per le casse statali.

I singhiozzi dell'accoglienza

Insomma, un buco nero capace di inghiottire enormi risorse economiche che se, invece, fossero sfruttate a dovere potrebbero creare 36mila posti di lavoro e porterebbero, si stima, circa un miliardo di euro all'anno per le economie territoriali del Belpaese.

La ricerca ha preso in considerazione le procedure che le 106 prefetture italiane hanno pubblicato per "l'affidamento dei servizi di accoglienza e dei servizi connessi ai cittadini stranieri richiedenti asilo presso strutture temporanee" con il fine ultimo di valutare il sistema con un'analisi quantitativa e

qualitativa, indicando insieme alle criticità anche le buone pratiche, perché ci sono, nonostante tutto. Come per esempio Riete, Siena e Ravenna, mentre Cosenza, Crotone e Firenze sono le maglie nere del circuito solidale italico.

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