I centri sociali servono l’antipasto dello sciopero e occupano la Borsa

Blitz in piazza Affari, irruzione in Borsa, accampamento con le tende, gli striscioni, i megafoni: voilà, i centri sociali hanno servito l’antipasto di quello che si preannuncia un autunno caldo fatto di occupazioni e del solito menù di vandalismi e violenza. Un piccolo assaggio, ancora prima che inizi la scuola, che proseguirà oggi durante la manifestazione Cgil da largo Cairoli e che fa da aperitivo al corteo di sabato 17 settembre. Gli autori dei disordini sono sempre loro: quelli del Cantiere. I soliti quattro gatti che a scuola non ci vanno nemmeno più. E che hanno perfino già finito l’università. Ma per loro parlare da dietro un megafono (anche quando ad ascoltarli sono in venti) è una tentazione troppo forte. Ed eccoli allora irrompere a palazzo Mezzanotte per esporre i loro striscioni contro la manovra del governo e contro gli investimenti delle banche. «Paghiamo gli errori degli investimenti sbagliati della giunta comunale» urla Leon Blanchard, veterano del Cantiere, dagli scalini di palazzo Mezzanotte. Pausa. «Della giunta precedente» aggiunge. Aveva dimenticato un dettaglio: il bersaglio è l’ex sindaco Letizia Moratti, non Giuliano Pisapia, con cui i rapporti non si sono ancora guastati. «Rubano ai poveri e danno ai soliti» recitano gli striscioni srotolati ai piedi del Dito di Cattelan.
I centri sociali ce l’hanno con i tagli alla scuola pubblica, alla sanità, all’università. Ce l’hanno con il sistema fabbrica-precari. E nella loro protesta incassano perfino la benedizione e la solidarietà dell’ex ministro Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista: «Voglio esprimere il pieno sostegno all’azione di protesta fatta da militanti del sindacato di base e dei centri sociali alla Borsa di Milano. È del tutto evidente che la crisi è frutto dello strapotere del capitalismo finanziario e della deregulation totale dei mercati. Solo nazionalizzando le grandi banche si potrà uscire dalla crisi che loro hanno generato».
In piazza i sovversivi si accampano con le tende e annunciano di voler rimanere lì per tutto il pomeriggio, per tutta la notte, tra musica e grigliate, fino al corteo di stamattina. Quando le forze dell’ordine cercano di sgomberare il mini accampamento non autorizzato (sette tende Quechua), i ragazzi si oppongono. Parlare di tafferugli è eccessivo, non ci sono scontri. Solo un paio di spintoni e un po’ di tensione. Ma, guarda un po’, i manifestanti denunciano due feriti (uno alla mano e uno alla schiena) e scomodano due ambulanze del 118.
Otto militanti del Cantiere, assieme ai sindacalisti Usb (il sindacato di base del pubblico impiego) fanno irruzione nel palazzo della Borsa e ci restano per un paio d’ore. I disordini sono limitati ma quel che spaventa è il messaggio che il Cantiere ha voluto lanciare: ci si deve aspettare una stagione calda di blitz e cortei non autorizzati. L’ex vicesindaco Riccardo De Corato teme il peggio: «Questi teppistelli, che si sentivano già forti prima dell’elezione di Pisapia, oggi si sentono ancor più forti avendo a Palazzo Marino i loro amici».

Dalle file del Pdl si alza la voce del vice coordinatore Lara Comi che sprona Pisapia a fare qualcosa: «Mi auguro che il sindaco sappia dialogare con queste frange e tenerle a bada». Il presidente del Consiglio regionale Davide Boni si augura che «non sia un assaggio dei disordini di oggi».

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