I cinesi cavalcano la crisi: è boom di bar e ristoranti

Un nuovo locale su tre è di proprietà degli orientali. Record di attività nelle zone Fiera, stazione Centrale, Loreto e Turro. La Camera di commercio: "Le imprese sul mercato che non ce la fanno più trovano subito acquirenti asiatici"

I cinesi cavalcano la crisi: 
è boom di bar e ristoranti

Crisi, ma non per tutti. Anzi. La recessione economica mette le ali alle attività commerciali cinesi, che crescono in numero e si espandono al di fuori dai confini tradizionali. Confini geografici, Chinatown e dintorni, ma anche merceologici, il ristorante cinese. Il «Pil» della Milano cinese non si ferma più, e il miracolo che fa moltiplicare ditte e imprese - soprattutto piccole e piccolissime - continua a stupire.
È la Camera di commercio di Milano che certifica il fenomeno: le ditte cinesi stanno sfondando dalla ristorazione, attività tradizionale, ai bar e caffè, tempio della italianità, e non solo. È già cinese un bar su otto tra quelli aperti in città (12,9 per cento) per quanto riguarda le ditte individuali; uno su dodici se guardiamo al totale (8,6 per cento).
«Un fenomeno nuovo e favorito anche dalla crisi - spiega la Camera di commercio - le imprese di italiani che non ce la fanno più trovano subito nuovi acquirenti orientali». Sono 281 le ditte individuali cinesi attive nel settore «Bar» e iscritte al registro delle imprese, su un totale di 2.181; 399 le imprese «con gli occhi a mandorla» - non solo individuali - su un totale di 4.625.
Un dato ancor più impressionante se si guarda alla tendenza degli ultimi mesi: quasi la metà delle ditte individuali in questione (132 su 281) sono nate nell’ultimo anno, e la crescita degli ultimi mesi è del 12,4 per cento. Le nuove attività individuali aperte nel 2008 sono pari a 360: le cinesi dunque sono più di una su tre, mentre sul totale delle imprese l’incidenza scende - si fa per dire - al 13 per cento.
Dal punto di vista della distribuzione urbana, con l’eccezione delle zone 1, 5 e 7, quasi indenni dall’«invasione» (con percentuali che vanno dal 3 al 5,8 per cento) il dato è abbastanza omogeneo. Il record appartiene alle zone 2 e 8. Qui le attività cinesi sfiorano il 20 per cento. Una su cinque. In quartieri come Greco, Gallaratese, Quarto Oggiaro, Fiera, Stazione Centrale, Turro, Gorla, Bicocca. Ma l’invasione cinese non riguarda solo i bar. Nella provincia di Milano le ditte cinesi sono 4mila (su 23mila in Italia). Una su due (47 per cento) nel commercio all’ingrosso e dettaglio e nel settore Beni personali e per la casa (1.006 quelle iscritte, con un incremento del 276 per cento negli ultimi 8 anni). Una su cinque nel settore manifatturiero (sono 439, ma sono calate negli ultimi anni). Solo l’1,8 per cento del settore Costruzioni, è vero, ma il dato tendenziale segna un aumento del 660 per cento, quindi si partiva da zero. Nel settore Alberghi e ristorazione il dato è solido: 453 attività, pari al 21,2 per cento, per un aumento notevolissimo dal 2000: il 248 per cento. Fra i servizi pubblici, sociali e personali l’impennata arriva al 4.

750 per cento, mentre nella categoria residuale - altre imprese - la crescita è del 2.900 per cento.
Il dato totale, che comprende tutti i settori, parla da solo. Le ditte individuali con titolare cinese erano 1.076 nel 2000, e oggi sono 2.140. Il 98,9 per cento in più: raddoppiate.

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