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Dopo i cinquant’anni sono già in pensione sette italiani su dieci

In coda alla classifica Napoli, Roma e Cagliari con il 54 per cento

Dopo i cinquant’anni sono già in pensione sette italiani su dieci

da Milano

Giovanili, senza dubbio più vitali e integri dei loro coetanei delle scorse generazioni, ma inesorabilmente pensionati. Sarà ancora l’onda lunga delle baby pensioni, eredità di una spesa sociale allegra che lo Stato ha archiviato dai primi anni ’90, ma in Italia la categoria «over 50» fa già rima con il vitalizio Inps. E a pugni con l’immagine patinata di una «terza età» che ha alzato i suoi parametri d’ingresso rispetto al passato ed è ancora attiva nel mondo del lavoro. I numeri invece sono impressionanti: a cento cittadini di età superiore ai 50 anni corrisponde una media di oltre 70 pensioni erogate dall’Istituto nazionale per la previdenza sociale, un significativo 7 su 10 arrotondato oltretutto per difetto. Infatti il fenomeno è destinato ad assumere proporzioni ancora più vaste, come rileva l’ultimo studio elaborato dagli artigiani della Cgia di Mestre, uno degli osservatori ecomici più attivi del Paese.
In Italia vengono pagate ben 15 milioni 181mila 676 pensioni, calcolando soltanto quelle distribuite dall’Inps nei quattro classici filoni previdenziali: vecchiaia, anzianità, reversibilità e invalidità. Dal computo sono pertanto escluse altre migliaia di vitalizi a carico dello Stato, come quelli elargiti dai ministeri (Tesoro e Difesa) e dall’Inail. Inevitabile, a conti fatti, un sensibile ritocco verso l’alto della quota statistica del 70,4 per cento.
La media aritmetica nazionale è frutto di una forbice che vede ai suoi estremi la provincia di Ancona (dove il numero di pensioni ogni 100 residenti con più di 50 anni è di 89,8) e Napoli, in coda con un tasso di pensionamento di ultracinquantenni del 52,3%. Seconda è la provincia di Campobasso (88), terza Vercelli (87,8), quarta Trieste (87,6). L'incidenza meno elevata, dopo la realtà di Napoli, si registra a Roma (54,1), Cagliari (54,5), Catania (56,3) e Palermo (58,8).
Nell'osservare le ultime posizioni stilate dalla Cgia balza all’occhio un dato che non lascia spazio a dubbi: sono le province del Sud a denunciare i tassi di pensionamento più bassi. Accanto a Napoli, Roma, Cagliari, Catania, Palermo compaiono anche Bari con 58,9 pensioni ogni 100 residenti con più di 50 anni, Siracusa (59,3), Caserta (61,2), Sassari (61,6), Foggia (62,6) e Ragusa (63).
La graduatoria tuttavia si rovescia quando si analizzano le pensioni in termini assoluti. E così il numero più elevato di vitalizi erogati dall'Inps si registra nella provincia di Milano (un milione 128mila 542), seguita da Roma (755mila 720), Torino (664mila 956), Napoli (464mila 905), Firenze (341mila 608) e Bologna (303mila 088). Il minor numero di pensioni assegnate per provincia spetta alla minuscola Isernia (29mila 408), anche se il tasso di pensionamento è tra i più alti della Penisola con l’84,3 per cento.
Lo studio della Cgia di Mestre, articolato sulle 95 province italiane, nasce con l’intento di offrire uno strumento per tarare le politiche sociali degli enti locali contro il disagio, la solitudine e l’abbandono. «Questi dati - commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - sono importanti perché possono consentire ai politici e agli amministratori di dimensionare a livello territoriale i gravi problemi sociali legati all'invecchiamento della popolazione. Dove ci sono più pensionati, spesso, ci sono maggiori problemi di natura sociale e sanitaria».
gabriele.

barberis@ilgiornale.it

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