I cinque anni di guerra civile

Un libro di storia militare, roba per addetti ai lavori e alle armi, una noia mortale. Di solito le cose vanno così. Quando di mezzo c’è la storia americana, soprattutto la guerra civile che per noi sta al cinematografo, in John Ford e John Wayne in Soldati a cavallo, sta nei tre Oscar di Glory - Uomini di gloria o nel Ritorno a Cold Mountain di Minghella, o nei racconti di infanzia, il generale Lee che si arrende a Ulysse Grant nella battaglia di Appomattox, quando la storia passa attraverso la leggenda e l’affabulazione di attori e l’arte dei registi, ecco che la noia non è più mortale, gli addetti ai lavori si fanno da parte e viene la voglia, dopo il film, di prendere in mano un libro, per verificare, confrontare, analizzare. Accade appunto con La Guerra Civile Americana 1861-1865 (editore Albertelli), scritto da Riccardo Rossotto con la prefazione di Raimondo Luraghi che sull’argomento è una specie di Treccani universale e conclude il libro con una intervista concessa all’autore. Rossotto è un avvocato civilista, erede di una famiglia di illustri giuristi, appassionato di football, pure giornalista sportivo nel passato, per fortuna «passato e remoto» (ma la frequentazione di spogliatoi e il criterio di narrazione trovano conferma nell’opera attuale), si è già esibito in alcuni studi sui giorni d’ansia e di crisi dell’armistizio nell’ultima guerra mondiale.

I cinque anni di lotta americana riportano temi di grande attualità, la spinta federalista innanzitutto, senza tralasciare lo spirito patriottico, il viaggio verso un Paese più forte, diviso geograficamente ma unito nella tensione e partecipazione non soltanto politica. Il breve identikit dei protagonisti, alcune immagini pittoriche e fotografiche dell’epoca, completano la Storia. Si può ritornare al cinematografo e fare il tifo per i nordisti e i sudisti.

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