I Circoli partono dalla cultura della libertà

Un mazzetto di fiori di campo per sancire, nel giorno di San Valentino, il «fidanzamento» fra porto e città: ci pensa il presidente dell’Authority Luigi Merlo a consegnare l’omaggio al sindaco Marta Vincenzi, in occasione del suo primo incontro ufficiale da timoniere di Palazzo San Giorgio con i rappresentanti delle istituzioni. Ma al di là dello scambio di cortesie, Merlo e Vincenzi sanno bene che non è il caso di perdere tempo per rilanciare lo scalo e la città. Peccato che dalla riunione svoltasi a Tursi non siano uscite grandi novità: il momento - anche per le vicende giudiziarie in corso - non è dei più adatti a sbilanciarsi. Soprattutto, non è dei più adatti a uscire dall’equivoco: si vuole una «città-porto» o una «città portuale», che magari continua nel rapporto di amore-odio col suo porto?
Intanto Merlo e Vincenzi concordano su altre cose, meno compromettenti: il «port day», ad esempio, organizzato insieme da Autorità portuale e Comune, o altre iniziative congiunte a livello nazionale e internazionale per consentire allo scalo genovese di recuperare la sua immagine. «Presenteremo un disegno organico comune che sia in grado di rilanciare ma anche di riposizionare il porto di Genova» annuncia Marta. Merlo è, come sempre, più concreto, ma non si nasconde le difficoltà: «Occorre voltare completamente pagina». Il concetto sul quale insiste è che «le banchine e il porto sono un prezioso bene pubblico. Qui invece ognuno ragiona come se le concessioni fossero una proprietà privata.

L’utilizzo delle aree ha rese assai inferiori alla media della portualità italiana ed europea e quindi qualcosa che non funziona c’è. Agirò su questo. E sarò intransigente. Da questa inchiesta - conclude - uscirà un porto che sicuramente deve cambiare, segnare una svolta, avere una capacità di rinnovarsi, guardare al futuro».

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