I commercialisti fanno «scudo» contro Annozero e Santoro

«Un gesto di evidente maleducazione che getta inutile e gratuito discredito presso l’opinione pubblica nei confronti della nostra categoria». Così interviene Massimo Scotton, presidente genovese dell’ordine dei dottori commercialisti, a proposito della puntata di «Annozero» in cui Santoro ha dedicato la sua fiction al problema dell’evasione fiscale affidando all’attore Alessandro Haber il ruolo del commercialista losco e senza scrupoli che suggerisce ai clienti come frodare il fisco.
Una reazione dura, quella dei commercialisti, che non ci stanno a passare per delinquenti e ispiratori di manovre illecite. Una reazione che viene raccolta anche dal Consiglio Nazionale dei professionisti e dimostra come la trasmissione della Rai scateni molte reazioni indignate anche nella società civile che nulla ha a che fare con la politica. «L'inaccettabile rappresentazione data della figura del commercialista ha suscitato l'indignata reazione di moltissimi commercialisti italiani che fin dalla fine della puntata hanno inondato con centinaia di mail, fax e telefonate il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, chiedendo a gran voce di vedere tutelata la propria immagine di cittadini di questo Paese, prima ancora che di professionisti», tuonano gli esperti in materia fiscale ed economica.
Sulla distorsione della realtà insiste anche Claudio Siciliotti, presidente del consiglio nazionale. «I soggetti interessati all'introduzione dello scudo fiscale - spiega - erano e sono l'Erario, le banche e coloro che hanno capitali nascosti all'estero e non certo i commercialisti che mai ne hanno sollecitato l’adozione e sempre si sono dichiarati apertamente a favore di una politica di reale contrasto al fenomeno dell’evasione fiscale.

Anche se molti colleghi ce lo chiedono -non intendiamo intraprendere azioni formali di tutela della nostra immagine professionale, perché vogliamo dare una volta di più un segnale di conciliazione in un Paese in cui la querela è sin troppo facile».

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