I commercianti abbassano le serrande in faccia al Comune

«Inaccettabile e inattuabile». Così il mondo del commercio bolla la proposta dell’assessore Franco d’Alfonso sulle liberalizzaizone degli orari dei negozi di sera e d’estate. Il titolare alle Attività produttive di Palazzo Marino, intervenendo sulla polemica della «serranda selvaggia», dalle colonne del Giornale propone un nuovo patto sociale con le categorie, basato sul principio del do ut des. Concessione di permessi per plateatici e dehor in cambio di aperture estive, vaucher per le sostituzoni del personale e sgravi fiscali per chi accetta di non fare vacanza.
I commercianti non ci stanno: diversi i motivi, di ordine pratioco. «I titolari delle aziende a conduzione familiare avranno il diritto di andare in vacanza insieme, no? - tuona Giorgio Montingelli , delegato per il territorio dell’Unione del commercio - e poi il plateatico si paga, e caro anche. Quindi non si parli di concessioni».
«Chi rimane in città per la crisi non va certo a cena al ristorante» osserva Alfredo Zini, vicepresidente di Epam, l’associazione dei pubblici esercizi, e poi se non ci sono eventi in città, non vengono nemmeno i turisti».

No alla logica dei ricatti: « Lavoreremo con il Comune - chiude secco - in nome della collaborazione e della sinergia, ma no a ricatti».
«Le boutique del Quadrilatero sono disponibili a lavorare, ma se c’è convenienza» chiosa Mario Boselli, presidente della Camera della moda.

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