Da una parte la cucina popolare con salame di Sant'Olcese e focaccia di San Fruttuoso. Dall'altra la sala delle riunioni, a lato un grande terrazzo con lo striscione dei Comunisti Sinistra popolare. Sui muri il ritratto di Lenin, le bandiere cubane e quelle rosse con falce e martello. In un open space di un alloggio qualunque di via Donghi, in uno dei quartieri popolari genovesi, nasce la federazione provinciale del nuovo movimento di Marco Rizzo che si è staccato dal Pdci.
Sono le 11,30 di ieri e l'impianto stereofonico suona l'Internazionale dei lavoratori. La sala è piena. Giovani, donne, anziani, c'è pure una bambina e un'immigrata extracomunitaria. Tutti in piedi. Tutti col braccio alzato e con il pugno chiuso. Salutano l'esponente nazionale della nuova formazione politica che a Genova, ormai, conta sostanzialmente quasi la totalità dei compagni ex Pdci.
Ecco. La fronda anti Burlando si è appena allargata. Sinistra Critica, con i compagni genovesi di Turigliatto, lo aveva già annunciato alcune settimane fa. Rifondazione, con Verrugio e il suo segretario genovese Scarabelli, tenta la spallata per fare cambiare direzione al partito e non appoggiare il governatore del Pd. Adesso a fare storcere il naso a Burlando ci si mettono pure i compagni di Rizzo.
«È prematuro - spiega il coordinatore provinciale di Sinistra popolare Roberto Delogu - parlare di numeri e azzardare previsioni. Certamente nel capoluogo ligure, anche se in regione il governatore avrà al suo fianco il fedelissimo assessore Vesco, puntiamo a un risultato concreto. Speriamo un tre per cento».
Vabbè. Mica poco. Considerato che la sinistra radicale con rifondazione e gli altri parenti, nelle scorse regionali aveva ottenuto intorno all'otto per cento.
Un risultato che però l'anno prossimo potrebbe essere facilmente dimezzato per il trend di perdita dei voti dei comunisti negli ultimi anni. Inoltre, al tre per cento dei fedelissimi di Rizzo, occorrerà aggiungere quella percentuale che sarà ottenuta dai compagni di Turigliatto e del suo leader genovese Aurelio Macciò. Se poi, come hanno annunciato, metà rifondazione, seguendo la corrente di Veruggio e del segretario provinciale genovese, dovesse effettivamente lasciare il binario di Burlando, per il governatore del Pd saranno problemi. Ma soltanto a sinistra, perché ormai l'intesa con l'Udc per il listone alle prossime regionali pare che sia cosa definitiva. Un tormentone nel centrosinistra, comunque, di cui Biasotti potrebbe approfittare.
«Vogliamo tornare fra la gente - spiega Rizzo - non vogliamo scissioni, siamo comunisti e crediamo alla rinascita del comunismo svincolato dalla logica del partitismo.
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