I consiglieri «subappaltano» il gettone delle commissioni

La Provincia approva il regolamento che consente di farsi sostituire da un collega in caso di assenza

Si chiamano «commissari» e detto così fa anche un certo effetto. Sono chiamati a far parte delle commissioni specialistiche perché dovrebbero avere esperienze particolari nel settore. E per questo vengono anche retribuiti con un gettone di presenza. Ma in Provincia poi si scopre che un commissario vale l’altro, che, se serve, a discutere di progetti di leggi e delibere ci può andare chiunque. Anche perché alla fine il gettone di presenza lo prende uguale al «titolare», ed è questo che conta.
Il concetto è scritto nero su bianco sul nuovo articolo 8 del regolamento delle commissioni della Provincia di Genova. Un articolo appena modificato, con uno di quei voti trasversali che riescono sempre a trovare d’accordo anche i «nemici» storici, gli avversari che pure si dividono su tutto. Il punto della questione è al comma 2: «Il commissario impossibilitato a partecipare può farsi rappresentare con delega da un altro consigliere provinciale appartenente ad uno dei gruppi consiliari facente parte della medesima coalizione». Un alleato, insomma. Uno che almeno non distorca il voto. E fin qui la norma sembrerebbe dettata dalla volontà di fare un favore a un amico, di non far mancare il numero al proprio schieramento. Macché, il comma non è mica finito. Continua così: «Nel caso in cui il consigliere delegato non sia membro della commissione, egli assume a tutti gli effetti, per la seduta oggetto della delega, la qualità di membro della commissione, con tutte le facoltà e i diritti». I diritti, cioè pure il gettone di presenza.
In pratica, se un consigliere non può essere presente, ha modo di non dilapidare i soldi che la Provincia paga. Li «gira» a un collega amico, in attesa magari di ricevere in cambio un analogo favore alla successiva occasione. E così facendo l’ente, che pure ha messo a bilancio i soldi per far fronte a tutte le sedute senza assenze, non può più risparmiare qualcosina, contando sul fatto che non si verifica mai il «tutto esaurito» in commissione.
Il blitz, peraltro, non è stato di quelli indolori. Ci sono state diverse discussioni, anche all’interno degli stessi partiti e tra alleati. Alla fine il compromesso è quello che accontenta maggiormente la minoranza della sinistra e l’intera opposizione. Nel senso che contro questo nuovo regolamento si contano solo i voti del gruppo dell’Ulivo (ma anche un’astensione). Mentre a vincere, per un solo voto di scarto (15 a 14) sono Forza Italia, An, Udc, Lista Biasotti, Gruppo Misto, Lega, Rifondazione, Verdi e Comunisti Italiani.

Numeri che tradiscono comunque qualche malumore interno, specie tra chi, oltre che un «no» deciso all’inciucio del gettone, ha voluto urlare la sua preoccupazione per i nuovi rigurgiti di «antipolitica» che questa decisione potrebbe provocare.

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