I conti Acea del 2006 preoccupano i piccoli azionisti dellazienda dei servizi pubblici essenziali (acqua, energia, depurazione e illuminazione artistica e stradale) più importante della città. La disamina fredda dei riscontri e confronti economico-finanziari - grazie alla legge sul risparmio e alle normative europee - ha fatto emergere diverse criticità: laumento dellindebitamento; la dismissione di immobili strumentali per il core business; la perdita di personale altamente professionale (per far spazio ad assunzioni senza concorso); laumento dei disservizi (già fotografati dallAutorità sui servizi pubblici locali e dallAuthority Nazionale dellEnergia); lo spezzettamento delle attività in una miriade di società controllate e partecipate; laccollo oscuro di cifre enormi per acquisire società; lasettica speculazione di Borsa, agevolata dalla permanenza del 51% del capitale in mano al Comune di Roma, che impedisce la libera contendibilità. La presentazione delle liste per il CdA e per il Collegio dei sindaci, da parte di Ondeo-Eletrabel-Suez e di Caltagirone, fa risaltare - ancora una volta - lanacronistico potere di nomina del sindaco che insedia cinque consiglieri su nove nel CdA e due membri nel Collegio dei Sindaci, e la paradossale esclusiva - per una società quotata in Borsa - di scegliere il Presidente e lAmministratore delegato sotto dettatura del potere politico. Infine, la demolizione della public company e labbandono dei piccoli risparmiatori.
Lanalisi degli investimenti effettuati nel settore elettrico ha fatto emergere la prevalenza della generazione, nella Tirreno Power per il repowering dellex-centrale Enel di Civitavecchia e nella centrale di Voghera, di Roselectra e nellacquisto di società di distribuzione in Puglia e in Alto Adige, rispetto alla rete di distribuzione e dellilluminazione pubblica, mentre i clienti romani (penalizzati dalle bollette pazze e dalla pessima accoglienza) calano continuamente e scelgono altri operatori concorrenti (calo compensato dalle acquisizioni fuori Roma).
Dal Bilancio 2006 emergono evidenti distorsioni: gli investimenti sono scesi da 340,5 milioni del 2005 a 293,4 mln di euro del 2006 (- 7,1 mln), ma il mega-assessore Causi afferma: «Sotto il controllo pubblico gli investimenti sono molto consistenti». Lazienda capitolina ha effettuato - dopo quelle del 2005 - altre quattro operazioni di cessione crediti pro-soluto (senza gara) per 150,7 milioni di euro, di cui 94,8 milioni di spettanza del Gruppo Acea. Senonché, le compensazioni agli errori gestionali, arrivano anche dalle cessioni di immobili e terreni che hanno prodotto lincasso complessivo e straordinari di 49 milioni 798mila Euro.
Tuttavia loperazione più discussa è stata lacquisto da Enertad (di Agarini) di un termovalorizzatore, con discarica, a Terni e di due progetti per il raddoppio di S. Vittore (Frosinone) e il progetto per la costruzione di un nuovo termovalorizzatore a Paliano (Frosinone). Unoperazione con accollo oneroso di 135 mln di euro di debiti dalla società Tea, che ha richiesto un esborso complessivo di 146.1 mln di euro. Unoperazione che per lenormità della cifra sborsata da Acea spa non è passata inosservata agli analisti.
Insomma la gestione è stata forte.
(*) Presidente Apa-Acea (Associazione piccoli azionisti)
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