La partizione tra Casini e Follini è avvenuta e in modo più traumatico di quello che si poteva pensare. In realtà appariva che la differenza tra i due leader nasceva dalle loro origini nella Democrazia Cristiana. La Dc era un partito ideologico che conteneva culture diverse e rispondeva a interessi sociali diversi: era quindi inevitabile che le differenze politiche assumessero anche il linguaggio del riferimento culturale.
Casini viene dal mondo doroteo e particolarmente da quella parte di esso che si riferiva a Toni Bisaglia, il leader misteriosamente scomparso nelle acque di Portofino. Quella corrente marcava una differenza da altre componenti dorotee, perché il suo riferimento cattolico era meno diretto, esprimeva una generazione che non era passata attraverso il mondo cattolico come esperienza primaria rispetto a quella politica. E quindi cercava di aderire agli interessi sociali che esprimeva, la cui sede principale era il Veneto, il luogo in cui sarebbe maturata una componente fondamentale dell'esperienza leghista. In questo senso il suo linguaggio era più diretto e realistico.
Follini viene dall'esperienza morotea del padre e quindi legato maggiormente a pensare il partito come entità metapolitica, che tende a trascendere le differenze tra destra e sinistra e assume quella figura di mediazione verso la sinistra che fu caratteristica della corrente di Aldo Moro. Ma le due componenti di Casini e di Follini furono unite nell'Udc. Ma la scelta di stare con Berlusconi nella Casa delle libertà era stata di Casini in coppia allora con Mastella. Follini venne assunto da Casini alla direzione dell'Udc, quando essa passò dalla prima fase, quella del Centro cristiano democratico che si era presentato in Forza Italia nelle elezioni del '94 e in cui quindi il legame agli interessi politici e sociali dell'elettorato, specie di quello settentrionale, era più forte. Follini venne quando occorreva mediare la differenza dell'Udc divenuto partito pandemocristiano con le altre correnti di quel mondo: e quindi occorreva un linguaggio più complesso e raffinato per compiere una operazione di fondazione di un partito che faceva appello direttamente alla Democrazia Cristiana. Con ciò in un certo modo l'Udc mutò natura rispetto al Centro cristiano democratico da cui proveniva. Follini cercò di creare non un partito di destra, ma un partito democristiano di centro e quindi doveva bilanciare i rapporti con la nuova destra, costruita da Berlusconi che aveva legittimato sia l'Msi sul piano democratico sia la Lega Nord sul piano nazionale, con rapporti verso la sinistra.
Da un partito di centrodestra si passava a un partito di centro che per le sue mediazioni culturali trovava più affinità nella sinistra, con cui la Dc aveva sempre mediato che non con la destra, che la Dc aveva sempre delegittimato.
La mediazione avvenne in una proposta che definiva l'Udc come un partito di centrodestra, ma talmente di centro da essere più aperto a sinistra che a destra. E il punto centrale consisteva nel sostenere l'alleanza di centrodestra sostituendo il leader che con la sua persona l'aveva costruita. La strategia di Casini e di Follini consisteva quindi nel prevedere la crisi del centrodestra e il riemergere delle possibilità del centrosinistra. Comportava cioè la sconfitta della Casa delle libertà. Ma fu la strategia democristiana ad essere sconfitta alle elezioni perché Berlusconi perse di misura ma rivelò che il centrodestra era a destra, che ormai i tempi del centro democristiano erano finiti. Occorreva ripensare alle strategie di Casini e di Follini. Follini sceglie il centrosinistra e Casini ripropone ancora una Dc di destra fondata su una forte indicazione cattolica. Ma le due indicazioni di destra e di cattolica sono sempre conflittuali nell'Udc, quella cattolica spingeva verso la mediazione a sinistra in chiave ecumenica, quella di destra alla contrapposizione. Casini punta a un tempo oggi su un partito più marcatamente cattolico e su una scelta di destra.
Un partito di destra in Italia non può essere formalmente cattolico come l'Udc di Casini, deve essere laico perché l'elettorato che lo vota è laico come cultura. È questa l'intuizione di Silvio Berlusconi che ha potuto creare un centrodestra legittimo.
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