Roma Cortina o Capalbio, gite in montagna o immersioni nei più bei mari dell’Italia. Ovunque vadano i nostri parlamentari per queste vacanze d’agosto, il viaggio lo pagano gli italiani. Non è una novità, ma in quest’estate di profonda crisi economica, con il Paese in balia degli speculatori, questo privilegio può essere più fastidioso di un’auto blu, e forse più sconcertante.
Il bilancio consuntivo del 2010 della Camera dei deputati dice che per le spese di trasporto Montecitorio ha sborsato 12.905.000 per i viaggi con aerei, treni, traghetti e per i pedaggi autostradali. Circa un milione di euro al mese. Diviso per il numero di parlamentari: 1.587 euro a testa al mese, più di uno stipendio medio.
Gli eletti del popolo hanno la libertà di muoversi con ogni mezzo su tutto il territorio nazionale, ma non tutti sanno che questa agevolazione è estesa ai dodici mesi dell’anno, e non solo ai periodi di seduta. E dunque anche alle festività di Natale, Pasqua, ponti, ferie d’agosto. Non solo. Viaggiando gratis, i deputati accumulano punti con le mille miglia. Godono cioè del premio di Alitalia per i grandi viaggiatori. Possono quindi viaggiare d’estate gratis per regolamento nel territorio italiano, ma con l’accumulo di punti possono tranquillamente «guadagnarsi» anche uno o due voli sicuri all’estero. Chi dunque si preoccupa della spesa che i contribuenti dovranno sostenere per far rientrare 150 deputati domani per ascoltare il ministro Tremonti, non deve tanto scandalizzarsi per questo, ma forse per tutti i viaggi che nell’arco del periodo estivo vengono addebitati alle casse pubbliche.
Normalmente i deputati si affidano all’agenzia interna della Camera per fissare i loro spostamenti. Altrimenti basta presentarsi in aeroporto o alla stazione con il tesserino di parlamentare. Alcuni deputati anonimi ammettono che spesso si tratta di biglietti aperti, a volte per ragioni di lavoro, ma forse non sempre. Come tutti sanno i biglietti con ritorno variabile sono molto più costosi dei biglietti normali. Per le compagnie non c’è distinzione di scelta, ma la preferenza cade spesso su Alitalia proprio in ragione del premio «miglia».
Nel dettaglio, la Camera ha speso 9 milioni e 680mila euro per i viaggi aerei, con un milione e mezzo di euro in più rispetto alla spesa prevista, un milione 650mila euro per i viaggi in treno, 10mila euro per i traghetti, 950mila euro per i trasporti dei deputati eletti nelle circoscrizioni estero: una spesa di circa 5.300 euro al mese a onorevole, calcolando che gli eletti all’estero sono quindici.
Per i voli aerei esclusi quelli degli eletti all’estero, la Camera spende dunque 800mila euro al mese.
Questa cifra, divisa per 615, ossia i deputati esclusi gli «stranieri», corrisponde a 1.310 euro a testa al mese, 327 euro a settimana. Ma in questo calcolo sono compresi anche i deputati laziali, abruzzesi, toscani, che difficilmente prendono l’aereo per raggiungere Roma. È una cifra che si riferisce naturalmente anche al periodo estivo. Per i pedaggi autostradali le uscite della Camera sono state di 600mila euro.
Si può obbiettare il fatto che il principio della libera circolazione per i parlamentari è stato istituito per consentire all’eletto di viaggiare per il Paese senza vincoli, per essere a contatto con il territorio.
Ma ci sono altre voci di bilancio che lasciano perplessi, come il rimborso per gli spostamenti casa-aeroporto e aeroporto (o stazione)-Camera. A questa voce risulta una spesa di 8 milioni 450mila euro, 704.166 al mese, 1.117 euro a deputato sostanzialmente per taxi o benzina dell’automobile. È una cifra, anche in questo caso, che corrisponde a uno stipendio mensile medio-basso.
Duecentosettantanove euro a settimana per i taxi, se non è un lusso, è un privilegio. In questo caso il rimborso avviene su base trimestrale. Ed è sempre difficilissimo, cioè impossibile, capire se il taxi è stato preso per visitare il territorio o per farsi un giro in costiera.
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