I diversi «volti» del velo islamico

Il fenomeno dell’uso del velo presso le donne musulmane, in evidente crescita, è spesso interpretato in Occidente secondo gli schemi e stereotipi che vedono in esso la manifestazione di una condizione, tutta da dimostrare, di subalternità femminile.
Innanzitutto l’obbligo del velo non si qualifica come principio cardine dell’Islam; invero Maometto parla del Corano di esso non più di sei o sette volte, e sempre in modi che possono essere soggetti a varia interpretazione. In più di una occasione, infatti, la possibile spiegazione del concetto coranico del velo potrebbe ricondurre al significato di una «protezione» o di una «divisione», suggerita per sottrarre la donna al desiderio carnale ed invasivo dell’uomo. Ad esempio, un passo del Corano narra che una delle mogli del Profeta è costretta a celare il suo volto con un velo per sfuggire alle attenzioni di un uomo che si rivolge a lei in modo ambiguo e lascivo. Peraltro le mogli di Maometto non erano solite indossare il velo se non in occasioni particolari, nelle quali esse esplicitavano la loro condizione di musulmane. Ed in altri passaggi del Corano il Profeta fa proprio riferimento al velo come segno distintivo riservato alle donne musulmane quale prova identitaria della loro appartenenza religiosa. Non quindi obbligo passivo e generalizzato, e nemmeno imposizione gretta ed immotivata, ma - al contrario - manifestazione consapevole e convinta dell’adesione a principi religiosi, rappresentazione trascendente di un ideale di purezza ed intimo richiamo ad una spiritualità sentita ed intensa. È questo il significato attribuito all’uso del velo negli ambienti islamici non inquinati da tentazioni estremistiche ed intransigenti.
Il discorso assume invece un connotato diverso se ci si sposta dal piano religioso a quello politico. Qui l’uso del velo si integra con un problema di libertà e di democrazia. Non è un caso che quei paesi del mondo islamico in cui si impongono movimenti integralisti le prime libertà che vengono a cadere sono quelle delle donne, ed il primo divieto di cui esse sono destinatarie è quello di mostrarsi a volto scoperto.

Questa imposizione rappresenta, nei fatti, una sorta di «prova generale» di ulteriori azioni coercitive nei confronti delle donne - e non solo - ed assume vera e propria qualificazione di strumento di controllo e sociale e sessuale.

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