Simone Mercurio
Se secondo lultimo tormentone celentanesco il rock è forte, oltrepassare i suoi limiti estremi è roba per pochi eletti. Oltre il rock e i suoi riff di chitarra, oltre le sue impennate ritmiche e i suoi rutilanti giri di basso, oltre gli stereotipi del genere, cè lormai leggendaria band newyorchese dei Dream Theater, domani sera di scena al Palalottomatica (ore 21).
Nel corso degli anni gli esperti di musica hanno fatto del loro meglio per descrivere il caparbio stile musicale di questa straordinaria formazione made in Usa. Alcuni lhanno persino definito rock da fantascienza, immaginifico, surreale oltre che, naturalmente, fortemente teatrale.
I Dream Theater vivono la loro parabola dal 1988, lontano dalle mode e dalle tendenze, applicando una straordinaria abilità tecnica di estrazione progressive alla potenza delle dinamiche tipicamente metal. In questo loro sforzo di unire due mondi, la band paradossalmente divide pubblico e critica tra ammiratori e detrattori. Chi non li ama vede in Mike Portnoy (batteria), John Petrucci (chitarra), John Myung (basso), Jordan Rudess (tastiere) e James Labrie (voce), l'attuale line-up, dei freddi esecutori di partiture, dediti al culto del virtuosismo a scapito dell'anima. Chi li "adora" ribatte che non sempre un riff "sporco" è sintomo di sincerità. Nel mezzo cè la realtà della loro musica, avanguardia dellheavy metal progressivo e melodie classicheggianti, atmosfere intense con arrangiamenti sinfonici.
Sin dagli esordi con When dream and day unite (Mechanic, 1989), la band metteva in luce l'abilità di arrangiatori nelle lunghe fantasie tragiche e fataliste condotte a ritmo marziale, fuse ad atmosfere fiabesche.
Domani sera i Dream Theater proporranno uno spettacolo denso e lungo (oltre tre ore) dal titolo «An evening with Dream Theater». Ad aprire il concerto sarò, invece, la formazione brasiliana degli Angra.
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