Scontri, divisioni e tranelli in consiglio provinciale, nella grande famiglia del centro sinistra. È accaduto nel corso dell'ultima seduta in cui ci si è trovati a scalare le «alte vette dialettiche» della politica internazionale, per discutere una mozione che portava come argomento la solidarietà nei confronti dello Stato di Israele, attaccato dalle folli e imbecilli minacce del presidente iraniano. Si sa che la politica estera non rappresenta un terreno sicuro per la sinistra italiana a tutti i livelli, fin dai tempi della partecipazione alla missione in Irak dove si era ritrovata alla Camera dei Deputati a doversi dividere in ben cinque differenti mozioni. Ma qui siamo a Genova, in una logica più «provinciale» sotto tutti i punti di vista e sono bastati due documenti per mandare in crisi una maggioranza sull'orlo di una crisi di nervi. Infatti la mozione di solidarietà si voleva venisse sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza e opposizione al fine di esprimere un intento comune, ma, come capita anche nelle migliori famiglie, la lite era in agguato. Così, dopo aver impiegato due sedute del consiglio per tentare di sedare anche gli animi più rivoltosi, alla fine sulla votazione si è consumata una spaccatura che lascerà certamente chiari strascichi nel prosieguo del mandato. Infatti Rifondazione Comunista, sempre meno Rifondazione e sempre più Comunista, si è voluta distinguere dall'intesa generale avanzando un proprio personalissimo ordine del giorno da far votare all'assemblea in cui, tanto per non sbagliare, si era trovato il modo di infilarci, a buon peso, due bordate contro l'amministrazione americana.
Questa distinzione era mal digerita dai Ds che, durante i vari interventi, continuavano ad insistere per una «festa dell'unità» con cui determinare una presa di posizione uguale di tutto il consiglio provinciale. Poi, sull'ordine del giorno di Rifondazione, Alleanza Nazionale ha presentato un proprio emendamento e, a seguire, Forza Italia ne ha presentato un altro ancora, iniziando con le correzioni all'inizio del documento e staccando la penna solo alla fine, subito dopo la firma. La situazione si complicava e i Ds, già insofferenti, cominciando a soffiare dal naso come i tori, neanche a dirlo, vedevano rosso. Intanto si continuava a parlare mentre Rifondazione Comunista, principale protagonista della sit-com, si appellava al regolamento e chiedeva che il proprio ordine del giorno fosse votato prima della mozione comune.
Essendo ancora nel periodo di Halloween, tra dolcetto e scherzetto Rifondazione sceglieva lo scherzetto, considerando che per tutto il pomeriggio si era continuato a masticare amaro. Così dopo aver incassato il consenso dai Ds sul proprio documento, anziché rendere il favore votando la mozione, richiedevano che la stessa venisse ritirata, perché superata dalle loro argomentazioni. Alla faccia del fair play! La Margherita, sdegnata, prendeva apertamente le distanze, i Ds, uccellati, lanciavano strali in attesa di una privatissima resa dei conti nelle segrete stanze della maggioranza e dai banchi del centro destra si levava un fragoroso applauso per lo spettacolo, che valeva ben più di un biglietto. C'era ancora il tempo per sospendere il consiglio, nel tentativo di ritrovare il bandolo di una ormai confusa matassa, dopo più di tre ore di quel reality. Al ritorno in aula riprendevano le votazioni. Rifondazione allora modificava versione e motivazioni dichiarando di astenersi, ma rivendicando una maggiore considerazione all'interno della maggioranza, che a sua volta respingeva quegli avvertimenti al mittente. Sul finale della votazione, però, un consigliere Ds votava con Rifondazione.
Vice Capogruppo Forza Italia
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